La Stampa, 30 agosto 2019
L’amore di Cioran per Friedgard Thoma
Matteo Salvini si chiede come faranno stelline e piddini a stare insieme con tutto quello che si sono detti. Ma con tutto quello che s’erano detti, pure leghisti e stelline sono stati insieme un anno: la vita è così, una condanna all’incoerenza. È l’incoerenza che fa battere i cuori e girare il mondo, e infatti la Lega secessionista è risorta nell’incoerenza del sovranismo. Tolta l’incoerenza, del grillismo resterebbe nulla. Si accettano le geremiadi di Salvini sull’incoerenza solo perché sono incoerenti, e in ricordo di Emil Cioran che – dopo una vita a scrivere libri intitolati «Al culmine della disperazione» o «L’inconveniente di essere nato», a inorridire delle frivolezze sentimentali da cui si sentiva immune, a stendere una filosofia libera e incoerente fino a sentenziare che «tutto è superfluo, il vuoto sarebbe bastato», quindi incoerentemente superflua ogni sua riga – tracollò nell’incoerenza di sé: «Ho recitato troppo a lungo la commedia della saggezza». Si era perduto d’amore in una donna della metà dei suoi anni che lo aveva accostato per pura fascinazione intellettuale. Lui pensava di dominare e fu dominato: prese a correre ai giardini del Luxembourg per tenersi in forma, voleva stabilirsi «sotto la sua gonna», applicarsi al suo corpo per «perversa attrazione», e colse il fallimento come punto d’approdo del suo pensiero. Finché lei, esaurito l’incantamento, lo lasciò con una frase solenne: «Oh, se non ci fossero le cosce, ma solo le mani». E invece è sempre una questione di cosce che, incoerentemente, come Cioran insegna e Salvini dovrebbe sapere, talvolta si prendono e talvolta si offrono.
(lei si chiama Friedgard Thoma)