la Repubblica, 30 agosto 2019
L’economia al tempo della crisi
VANITYXMILANO – Ci sono i segnali captati dalle antenne sensibili dei mercati finanziari – e sono tutti positivi – ci sono quelli dell’economia reale, di tono opposto. La Borsa corre, lo spread continua la sua picchiata, i rendimenti dei Btp sono ai minimi storici. Nello stesso tempo, il fatturato dell’industria è in rottura prolungata e s’impenna il numero delle ore di cassa integrazione. La contraddizione è solo apparente e si spiega con il diverso orizzonte delle due categorie di indicatori: quelli finanziari registrano gli umori del momento, eventualmente correggendosi giorno per giorno, e azzardano proiezioni nel futuro; quelli dell’economia reale guardano al passato recente ma sono dati certi, solidi, acquisiti. L’azienda Italia arranca, anche se sui mercati il “made in Italy” vive un momento di gloria. Piazza Affari, ieri, ha chiuso una seduta effervescente e tutta orientata al rialzo con l’indice Ftse Mib a 21.398 punti, l’1,94% più della giornata precedente. L’indole dei mercati azionari, tutti, è fortemente condizionata dai fattori internazionali, primi fra tutti la guerra dei dazi e gli sviluppi della Brexit. Ma dentro la performance italiana c’è anche un fattore interno, testimoniato dal fatto che quella milanese è stata la Borsa migliore in Europa (Parigi +1,51%, Francoforte +1,18%, Londra +0,98%, Madrid +0,56%). È il fattore Conte- bis, che regala ai mercati italiani quel po’ di fiducia che le elezioni anticipate o anche una riedizione del governo Lega-M5S avrebbero probabilmente mortificato. Lo si vede in modo ancora più nitido sul mercato dei titoli di Stato. Il Tesoro ha collocato 4 miliardi di Btp decennali a un tasso dello 0,96%, con un calo di 60 punti base rispetto all’asta precedente, per la prima volta sotto la soglia dell’1%. E 2,25 miliardi di Btp 5 anni con un rendimento dello 0,32%. Ovviamente lo spread rispetto al Bund tedesco ha proseguito la sua discesa, ritoccando a 164 il minimo da un anno e mezzo e chiudendo a fine giornata a 167. Dunque i mercati si dimostrano fiduciosi nella possibilità che Conte riesca a dar vita al nuovo governo imperniato sul patto tra Pd e Cinque Stelle, lo scenario quasi unanimemente giudicato “market friendly”. Si scommette sull’opportunità che, con l’uscita della Lega, migliorino i rapporti con l’Europa e che il rasserenamento regali al nuovo governo qualche margine di flessibilità in più per tentare il rilancio della crescita. Perché la crescita era e resta “il” problema. E i dati pubblicati dall’Istat lo certificano per l’ennesima volta: il fatturato dell’industria a giugno segna una flessione dello 0,5% su maggio e dello 0,8 rispetto a un anno fa, sintesi tra il pessimo andamento del mercato interno e la modesta crescita dell’estero. Male tutti i settori, disastroso quello dell’auto. La conseguenza delle sofferenze dell’industria non può essere che il nuovo aumento delle tensioni sul mercato del lavoro: ad agosto, dati Inps, le ore di cassa integrazione sono aumentate di un terzo a 19,1 milioni. Cresce la cassa ordinaria, addirittura esplode quella straordinaria (+50%). Insomma, per il nascituro governo Conte il disinnesco delle clausole Iva non è l’unica urgenza.