ItaliaOggi, 29 agosto 2019
Multinazionali del farmaco ingorde e il regalo del suo vaccino da parte di Sabin
Le multinazionali guardano al business e a null’altro come dimostra Johnson & Johnson che un coraggioso giudice della contea di Cleveland ha condannato a pagare 572 milioni di dollari per rimediare (in parte) alla devastazione creata dall’epidemia di oppiacei (farmaci usati a seguito di un’operazione o per la gestione del dolore che però danno dipendenza, non dichiarata dal produttore che invece ne era a conoscenza). In Italia altri giganti del settore si sono opposti (e hanno perso in Consiglio di Stato) al fatto che le aziende sanitarie potessero utilizzare farmaci più economici (ma parimenti efficaci rispetto a quelli ultra-costosi) non registrati per via di un cartello anti-concorrenza. Per non parlare dei rapporti a volte non trasparenti coi medici (convegni nelle località Vip e regali). Questa premessa vale più di tante considerazioni in occasione della celebrazione della nascita di Albert Bruce Sabin, il medico che non brevettò il suo vaccino per regalarlo ai bambini. Era nato il 26 agosto 1906 in Polonia, nel ghetto ebraico di Biaystok. Scoprì il vaccino della poliomielite e dal 1959 incominciarono le vaccinazioni. Disse: «Tutti insistevano perché brevettassi il vaccino ma non ho voluto, è il mio regalo ai bambini del mondo». Una lezione per le multinazionali. Intendiamoci, ci sono ricerche che costano tanto ed è giusto che chi le promuove abbia un tornaconto. Anche perché senza ricerche non arriverebbero i risultati e non si farebbero passi avanti nella capacità di curare le malattie. Ma un conto è il giusto compenso e un altro è l’ingordigia da business. Un’immagine del virologo Sabin nella stanza dei manager delle industrie farmaceutiche non guasterebbe.