ItaliaOggi, 29 agosto 2019
Periscopio
Sulla Rai incombe il leso diritto di passerella. Dino Basili. Uffa news.So che siete del Pci: qui nessuno è del Pci. So che siete laureato: qui nessuno è laureato. Torni domani alle 5. Nino Nutrizio, direttore de la Notte al momento di assumere Carlo Rossella come redattore.
Nessun raduno è stato autorizzato a San Pietroburgo e quindi dozzine di persone hanno tenuto picchetti di una sola persona in varie strade della città del Baltico. Fabrizio Dragosei, Corsera.
Io ho tecnicamente stima di Salvini. Ha avuto intuito. Ha capito che la Lega era finita ma che c’era un enorme spazio a destra e che anche nel 40% di Renzi c’erano voti per lui. Massimo Cacciari, filosofo (Claudio Sabelli Fioretti). Il Venerdì.
L’autorevolezza del Parlamento è stata distrutta volontariamente dai rappresentanti dei poteri forti, per togliere potere al popolo che ha solo le Camere per farsi sentire mentre chi davvero muove il timone del paese può farsi valere meglio fuori dall’Aula. C’è da dire che adesso anche i poteri forti mi sembrano indeboliti. L’onda ha travolto tutto. Guido Crosetto, Fd’It. (Pietro Senaldi). Libero.
Di fronte a una liberazione certa di Moro, avremmo fatto tutto il necessario per salvarlo. Tutto. La sua morte fu per me un trauma talmente grande che per quattro o cinque anni non riuscii nemmeno a nominarlo. Ciriaco De Mita (Tommaso Labate). Sette, Corsera.
La mia abitudine sciocca di punzecchiare i giornalisti non ha aiutato la mia immagine. Ma più in profondità credo che contro di me abbiano operato il diffuso sentimento contrario alla politica e la forza di una tradizione anticomunista che, anche nella sinistra, ha sempre guardato con sospetto alla cultura togliattiana. Massimo D’Alema (Vittorio Zincone). Sette.
Il presidente del Consiglio, Conte, è una frana incontenibile. L’ultimo episodio in ordine di tempo che ha reso il premier ridicolo nella sua goffaggine. Si è recato a San Patrignano e, chiamato a pronunciare un discorso, ha confermato di non capire un cacchio di politica e soprattutto di finanza. È riuscito a dire che a lui non interessa solo il pil, che considera superfluo quale pelo delle ascelle, di converso gli preme la distribuzione della ricchezza. Ignora che la ricchezza, ammesso che ci sia, non è sua, bensì di coloro che la producono, cioè gli imprenditori e i lavoratori, due categorie a cui lui non appartiene. Vittorio Feltri. Libero.
I sussurri, al Quirinale, aleggiano dalla cosiddetta Manica Lunga, un chilometrico corridoio voluto nel tempo dai Papi, tra i quali Clemente XII. Un collegamento interno tra il cuore operativo del Quirinale e il Capo dello Stato. Un ex Segretario generale, Gaetano Gifuni, soprannominato «parolina», con un impeccabile vestito blu, lo percorreva in monopattino dopo aver ordinato ai commessi in livrea che venissero chiuse tutte le porte degli uffici. È da questi luoghi che escono le notizie più riservate. Luigi Bisignani. Il Tempo.
La rivista Studi cattolici che io dirigo si è trasformata coi tempi, ma mantenendosi fedele allo spirito originale: offrire una chiave di lettura delle cose che accadono nel mondo e nella cultura. Tanto più necessaria oggi in un’epoca in cui, travolti da un eccesso di informazioni, si fatica a trovare un ordine, delle gerarchie. Cesare Cavalleri, editore di Ares (Luigi Mascheroni). Il Giornale.
Fu nel novembre del 2008 che incontrai Luciano Rispoli di umore autunnale pure lui. «Ho 76 anni e la vecchiaia è la più brutta stagione della vita», mi disse, abbandonato sul sofà del suo salotto di Casal Palocco. Con gesto circolare, indicò su scaffali e pareti i riconoscimenti della sua brillante carriera di presentatore tv. Chiuse gli occhi e aggiunse: «Dolce staccarsi dalle cose che ci stanno abbandonando». Aveva recitato la sua parte, ora toccava a me. «Siamo nati per morire ma anche per fare una combattiva intervista», lo rianimai. Si rinvigorì e mostrò i pugni. «Spara», disse. Giancarlo Perna. la Verità.
I professori sono spesso marcati, per appartenenza generazionale, da una formazione inadeguata, o cooptati da meccanismi di reclutamento irragionevoli. Non è di oggi l’impossibilità di un reclutamento trasparente nei quadri delle docenze scolastiche e universitarie, che dovrebbero assicurare il primo filtro di selezione dell’élite. Il che non solo ulteriormente spiega i dati dell’Invalsi, ma anche l’incepparsi in Italia del meccanismo di ricambio che sempre più andiamo lamentando. La verità è che questo ricambio è assicurato anzitutto dall’educazione. Ma il diritto all’educazione rischia di trasformarsi sempre di più in un processo di diseducazione evidente agli occhi di chi è dotato, a ogni livello sociale, di buon senso. Silvia Ronchey, la Repubblica.
Dopo la laurea e grazie alla mia tesi, Geymonat mi propose per una borsa di studio in Unione Sovietica. Andai, avevo da poco compiuto 24 anni. Ero fresco di vita militare. Nel settembre del 1968 arrivai all’università di Mosca. Avevo ignorato la contestazione studentesca perché sotto le armi. Passai dalle piccole caserme del bellunese a quella decisamente più grande di Mosca, una città misteriosa e affascinante per tanti aspetti ma con un clima di chiusura e controllo che al cospetto i 18 mesi di disciplina militare mi sembravano acqua fresca. Silvano Tagliagambe, filosofo (Antonio Gnoli). la Repubblica.
Italo Zingarelli, il direttore del Globo, quotidiano della Confindustria, mi convinse che dovevo impratichirmi in economia. A Paese Sera mi davano 500 lire a pezzo. Invidiavo chi indossava i primi montgomery: io avevo un cappotto ricavato da una coperta americana tinta di marron con il Super-Iride. Al Globo fui preso come caposervizio a 250 mila lire al mese. Così potevo aiutare sottobanco mia sorella e mio padre, ormai prossimo alla morte. Un giorno lei gli svelò quanto guadagnavo. «È la fine dei tempi!», esclamò papà. Aveva fatto il medico gratis per tutta la vita, accontentandosi di cinque uova o un pollastro. Pasquale Laurito, direttore de la Velina Rossa (Stefano Lorenzetto, scrittore). Corsera.
Quando è scoppiata la guerra ero un bambino. Mi ricordo scene di barbarica violenza, impiccagioni, bastonate, incendi. Un impiccato fu lasciato lì due giorni e due notti. Passò una contadina e gli chiese che ora fosse, poi si accorse che era staccato da terra. E ne ebbe, riportano documenti, «un’impressione tremante». Ferdinando Camon, scrittore. (Luca Pavanel), il Giornale.
Mia moglie mi accusa di infedeltà che, se fossero vere, mi lusingherebbero. Roberto Gervaso. il Messaggero.