Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2019  agosto 29 Giovedì calendario

Il governo del Sud

Il governo giallorosso sta per nascere. E l’unica certezza è che sarà un ribaltone contro il Nord. Sudista e di sinistra. Fino al midollo. Giuseppe Conte è il simbolo di questo patto fra ex comunisti e meridionalisti, basato su un programma che si fonda su un solo principio: prendere i soldi dei contribuenti del Nord per continuare a sprecare e distribuire mance nel Mezzogiorno e dintorni. Il confermato premier è nato e cresciuto in provincia di Foggia, precisamente a Volturara Appula, Puglia. L’incarico l’ha ricevuto da Sergio Mattarella, super palermitano. La fiducia dovrà ottenerla alla Camera, guidata dal partenopeo Roberto Fico. E nella compagine ministeriale ci sarà ancora Luigi Di Maio, capo sempre più debole del Movimento 5 stelle ed esponente di spicco della gioventù di Pomigliano d’Arco (Napoli). Rischiamo poi che un dicastero vada a Pietro Grasso, ex presidente del Senato nato a Licata (Sicilia). Dovrebbe restare alla Giustizia, ahinoi, Alfonso Bonafede, pentastellato di Mazara del Vallo (Trapani). Cavolo, il più a nord è Andrea Orlando, genovese dem indicato come possibile vicepremier. Per carità, nell’esecutivo dei perdenti entreranno pure politici a nord della capitale. Si parla di Dario Franceschini, ferrarese sconfitto nella sua città e fischiato perfino allo stadio dai tifosi della Spal. Oppure del cinquestelle Riccardo Fraccaro, mezzo veneto e mezzo trentino, capace di ricevere solo vaffa alle elezioni dalle sue parti. E la piacentina Paola De Micheli, vice del segretario Zingaretti, non ha lasciato un bel ricordo in Emilia (vedi la gestione sfortunata di una coop agricola). Insomma, non parliamo proprio di rappresentanti autorevoli del settentrione… Diamo poi un’occhiata alla provenienza dei senatori M5S, quelli che prima hanno votato per Salvini e ora si apprestano a concedersi al Pd. Sono 106, il 107esimo è Gianluigi Paragone, varesino che però ha fatto sapere di propendere per la sfiducia. Scorrendo la lista si fa fatica a trovare un eletto sopra Roma. Si conteranno sulle dita di due mani… E alla Camera, il capogruppo dei pentastellati Francesco D’Uva è nato a Messina, la città da dove proviene Antonio Spadaro, potente direttore di Civiltà Cattolica, che si è spesa per le nozze giallorosse. amici degli amici Non ci sono nordici infine tra le altre importanti cariche, extra-politiche. Angelo Borrelli, proveniente dalla provincia di Latina, è capo della Protezione civile; Giorgio Lattanzi, presidente della Corte Costituzionale, è romano; Giovanni Mammone, avellinese, è primo presidente della Corte Suprema di Cassazione; il napoletano Filippo Patroni Griffi, presiede il Consiglio di Stato; Ignazio Visco, governatore della Banca d’Italia, è anch’egli del capoluogo campano. È ovvio che fra compaesani filerà tutto più liscio per Conte e compagnia… Prima con il milanese Salvini tra i piedi e l’ex sindaco di Cazzago Brabbia (Va), Giancarlo Giorgetti, a Palazzo Chigi, era difficile portare avanti il programma di spennare il Nord per garantire prebende a politici, amici degli amici e fannulloni che le statistiche affermano risiedere principalmente a sud di Roma. Mettiamocela via. La grillina Carla Ruocco, napoletana e sponsor del decreto che ha azzerato il debito di Roma capitale, ha già fatto sapere come l’autonomia finirà in pattumiera, alla faccia dei quasi 6 milioni di lombardo-veneti i quali due anni fa hanno votato per chiedere di trattenere maggiori competenze e risorse. I cittadini del Nord non si sono sbattuti per recarsi ai seggi poiché erano o sono egoisti. Semplicemente sognano un pochino di equità in più, dato che il Settentrione regala 70-80 miliardi a Roma ogni anno. Basta. Ogni speranza di ottenere giustizia fiscale finisce qui con Conte premier del governo più sudista e di sinistra di sempre. la secessione è servita Ora si allargheranno i requisiti per ottenere il reddito di cittadinanza, che i dati dimostrano interessi solo in Campania e Sicilia, magari allargando la platea ai richiedenti asilo, com’era in principio l’assegno di inclusione. Tanto a elargire i quattrini versati dal Nord all’Inps (solo Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto garantiscono il 50% delle entrate contributive) sarà il presidente Pasquale Tridico, originario di Scala Coeli (Cosenza). La sanità del Mezzogiorno invece continuerà a essere scadente per colpa di una gestione clientelare, come dimostrano le inchieste in Campania e a Reggio Calabria. I forestali non diminuiranno. E i porti sudisti diventeranno zone a tassazione limitata (a differenza dell’autonomia). Nel contempo al Nord – guidato a stragrande maggioranza da Lega e centrodestra – rimarrà il decreto dignità, moltiplicatore di precari, arriverà forse il salario minimo, che costerà agli imprenditori togliendo benefit ai dipendenti, e forse sarà rivista la flat tax su professionisti e partite Iva sopra i 65mila euro, che invece era piaciuta tanto. Le grandi opere? Si continuerà a litigare, come sempre. La secessione è servita. Solo che stavolta non l’avevamo chiesta…