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 2019  agosto 29 Giovedì calendario

Ai mercati piace il governo senza Lega

L’8 agosto, quando il premier Giuseppe Conte ufficializzò l’intenzione della Lega di interrompere la vita del suo governo, l’indice Ftse Mib della Borsa di Milano cominciava la giornata a 20.538 punti e lo spread segnava 203, ma nei due giorni successivi, nel pieno dell’incertezza, sarebbe salito oltre quota 239. Ieri, ad appena 20 giorni di distanza e a crisi orientata verso l’ipotesi di governo M5S-Pd-Leu, la Borsa ha terminato la seduta (grigia) a 20.990 punti e lo spread è sceso fin sotto i 170 punti (165 il minimo di giornata, 174,7 alla chiusura), tornando ai livelli del maggio 2018. Il rendimento del Btp decennale è crollato sotto l’1%, il suo minimo storico. Fatti i conti, nelle tre settimane della crisi il mercato azionario ha guadagnato oltre due punti percentuali, lo spread è sceso di 65 punti, i tassi del Btp sono precipitati ai minimi di sempre. Dunque i mercati, che in attesa di più solidi indicatori macroeconomici sono il barometro più sensibile per misurare gli umori dell’economia, si sono invaghiti dell’idea del governo giallorosso? Lo giudicano lo scenario più favorevole per la crescita, il controllo dei conti pubblici e l’abbassamento del rischio-Italia? Per rispondere, bisogna fare la tara della congiuntura internazionale. I tassi, in Europa, sono quasi ovunque sotto zero e lo spread italiano resta un’anomalia. Ma se il Bund tedesco ha un rendimento negativo, anche lo striminzito 1% del Btp risulterà appetibile per gli investitori: più acquisti, prezzi in crescita, rendimenti in calo. Allo stesso modo, l’attesa per il nuovo Quantitative easing fatto balenare dal presidente della Bce, Mario Draghi, ha già l’effetto di allentare la tensione sui titoli dei Paesi più fragili. Ma nel mix di fattori ci sono anche, certamente, elementi tutti interni, legati all’evolversi della crisi di governo. Le banche internazionali lo scrivono da giorni nei loro report. Secondo Fabio Fois della Barclays «la formazione di una coalizione di governo senza la Lega è lo scenario più “market friendly”. Da un ipotetico governo M5S-Pd noi ci aspettiamo, sulle politiche di bilancio, una posizione meno conflittuale con l’Europa e una maggior propensione della Commissione Ue a concedere all’Italia qualche margine di manovra in più». «Grazie a Draghi e Salvini – dicono gli analisti di Citigroup – l’Italia e gli investitori potranno probabilmente beneficiare almeno nel breve termine di un miglior rapporto con l’Europa, di un volume più basso delle voci anti-euro e della probabile fine del M5S come partito anti-establishment. Se poi il governo dovesse durare fino al 2022, il premio maggiore sarebbe l’opportunità di eleggere un Presidente della Repubblica europeista». «Nell’ipotesi che Pd e M5S diano vita a un nuovo governo – è l’opinione di Unicredit Macro & Strategy Reasearch – ci aspettiamo un ulteriore rally delle quotazioni. Al contrario, le elezioni anticipate metterebbero lo spread sotto pressione».
Dunque, l’allontanamento dell’ipotesi del voto, l’uscita della Lega dal governo, la sua sostituzione con una forza europeista come il Pd – il venir meno della “tassa sul populismo”, secondo una sintesi efficace che circola negli uffici studi – sono i fattori più apprezzati dai mercati. E naturalmente anche dall’economia reale, quantomeno da quell’Italia che produce ed esporta e che non può fare a meno dell’Europa. Ma soltanto l’esito finale del tentativo di Conte, la formazione della squadra di governo – in particolare i titolari dei ministeri chiave per l’economia – e la prima, urgente, manovra di bilancio saranno i pilastri su cui si consolideranno le opinioni. Borse, rendimenti e spread sono indicatori significativi, ma mutevoli. «Sebbene un governo M5S-Pd riduca le probabilità di elezioni anticipate – scrivono gli analisti di Abn Amro – noi pensiamo che la situazione italiana rimanga fragile e che il deterioramento dei conti pubblici continuerà». E Citigroup: «Noi temiamo che anche il governo Conte 2, come quello che l’ha preceduto, possa avere una vita lunga quanto il classico gatto in tangenziale».