Corriere della Sera, 29 agosto 2019
Tutti i costi delle Brexit
Non è scontato che siano i britannici a sostenere il costo maggiore della Brexit. Soprattutto se sarà una hard Brexit, cioè senza un accordo tra Londra e l’Unione europea. Negli scorsi tre anni, dal referendum del giugno 2016, le stime del costo della rottura sono state molte: via via che ci si avvicina alla data del divorzio – che ora sembra definitivamente fissata al prossimo 31 ottobre, come assicura Boris Johnson – si fanno più precise. Uno studio di tre economisti dell’Ifo, l’istituto di ricerca con base a Monaco di Baviera, – Marina Steininger, Jasmin Groeschl e Gabriel Felbermayr – ha stabilito che il Paese che subirà le maggiori conseguenze negative, in termini di diminuzione dei consumi reali della popolazione, sarà l’Irlanda. La repubblica di Dublino vedrebbe ridursi il livello della sua prosperità dell’8,16% rispetto al 2014, nel caso di hard Brexit. Non poco, anche confrontato con il Regno Unito in cui i consumi si contrarrebbero del 2,76% e con l’Italia in cui si ridurrebbero dello 0,40%. Gli economisti dell’Ifo arrivano alle loro conclusioni prendendo in considerazione gli effetti delle variazioni di import e di export in 22 settori merceologici e in 28 industrie dei servizi per 44 Paesi nei confronti della Gran Bretagna. E quindi sviluppando tre scenari possibili di conclusione della Brexit: appunto lo scenario hard; lo scenario di un accordo commerciale Londra-Bruxelles sul modello di quello Ue-Corea del Sud; lo scenario Global Britain, nel quale Londra fa una serie di accordi di liberalizzazione commerciale con molti Paesi ma non con la Ue. Mentre nel primo caso la prosperità britannica scenderebbe del 2,76%, nel secondo si ridurrebbe dello 0,93% e nel terzo dell’1,43%. L’Irlanda è in ogni caso il Paese che pagherebbe il costo maggiore: 8,16, 3,08, 8,22% rispettivamente nei tre scenari. L’Italia perderebbe lo 0,40 e lo 0,43% nei casi in cui non ci fosse un accordo tra Regno Unito e Ue e solo lo 0,09% se l’accordo si farà. Al momento, molti ritengono (ma non è affatto detto che le previsioni ci azzecchino) che la hard Brexit sia lo scenario più probabile. In questo caso, i consumi dei lussemburghesi scenderebbero del 5,23%, dei maltesi del 5,19%, dei tedeschi dello 0,72%, dei francesi dello 0,52%. L’incentivo a trovare un accordo dovrebbe insomma essere forte su entrambe le sponde della Manica.