Corriere della Sera, 29 agosto 2019
Il cranio più vecchio del mondo
Viveva 3,8 milioni di anni fa in Africa orientale ed era probabilmente un nonno, o meglio un prozio, di Lucy. Adesso per la prima volta il suo cranio completo ha un volto, ricostruito in 3D da due ricercatori italiani. Così il variegato mosaico della discendenza umana si arricchisce di un nuovo tassello.
Il genere Homo, al quale noi apparteniamo come unici rappresentanti rimasti, apparve intorno a 2,5 milioni di anni fa nel continente africano, staccandosi da una forma di australopitecina simile a Lucy, che camminava in posizione eretta ma ancora si rifugiava sugli alberi all’occorrenza. Le australopitecine nostre antenate si erano diversificate in molte specie, che abitarono in tutta l’Africa orientale fino al Sudafrica, ma anche nell’Africa subsahariana, per un lungo periodo da almeno 3,5 fino a 2 milioni di anni fa. Di queste abbiamo molti fossili e sappiamo com’erano fatte.
Quasi nulla sapevamo invece, fino a ieri, delle prime specie di australopitecine, le nostre bisnonne più antiche, che risalgono a un periodo compreso fra 4,2 e 3,8 milioni di anni fa.
Nel 2016 nel sito di Woranso-Mille, nella regione dell’Afar in Etiopia (trenta chilometri a nord rispetto al luogo in cui morì Lucy), fu rinvenuto dal team del paleoantropologo Yohannes Haile-Selassie, del Cleveland Museum of Natural History, un cranio quasi completo di una forma sconosciuta. L’analisi della morfologia dei canini, della mascella e dell’osso temporale ha permesso ora di assegnarla alla specie Australopithecus anamensis, la più antica di tutte. Poiché il cranio era deformato e mancavano alcune parti, gli scopritori hanno chiesto a Stefano Benazzi e Antonino Vazzana, paleoantropologi dell’Università di Bologna, di realizzare una ricostruzione virtuale 3D completa del reperto, che ha rivelato dettagli cruciali altrimenti invisibili. Dopo la scansione con la micro-tomografia fatta alla Pennsylvania State University e un anno di lavoro, ecco dunque il ritratto del predecessore di Lucy, pubblicato ora su Nature.
L’analisi
La ricostruzione virtuale 3D è stata realizzata da due paleoantropologi dell’università di Bologna
Il titolare del cranio era un maschio adulto, di corporatura minuta, con gli zigomi larghi da australopiteco, la mascella fortemente protrusa in avanti, e un cervello poco più voluminoso di quello di uno scimpanzé. Il cranio presenta una miscela originale di caratteri arcaici, posseduti da specie ancora più antiche (come il Sahelanthropus e gli ardipitechi), e di caratteri che poi si ritrovano in australopitecine e parantropi più recenti. Quindi non era solo una versione primitiva di quelli che verranno dopo, ma qualcosa di unico.
Australopitecine con queste fattezze erano probabilmente distribuite in almeno quattro popolazioni geograficamente distinte e quasi sicuramente furono antenate di Lucy, ma sarebbe sbagliato pensare che questa specie antica si sia gradualmente trasformata nella successiva, come in una catena lineare.
Per capire l’evoluzione bisogna pensare piuttosto a un albero in cui da un ramo preesistente gemmano nuovi ramoscelli, che per un po’ convivono con i loro progenitori. E così è stato, perché rianalizzando altri fossili si scopre che da quelle parti in Etiopia A. anamensis convisse con la specie di Lucy, cioè A. afarensis, per almeno 100mila anni. Nello stesso sito di Woranso-Mille, Haile-Selassie alcuni anni fa scoprì una forma cugina di Lucy che forse coabitò nella stessa area per 200 millenni. E chissà quante altre sorprese sono nascoste nei sedimenti.
Il bel cranio, reale e virtuale, del nostro bisnonno australopiteco ci dice che anche prima del genere Homo l’evoluzione umana fu molto più diversificata di quanto si pensasse, con un’ampia e frammentata distribuzione geografica in Africa, con forme multiple di bipedismo e di altri adattamenti. Tra 4 e 2 milioni di anni fa, specie diverse sperimentavano, ciascuna a modo suo, i caratteri che poi definiranno l’umanità. Una storia plurale, insomma, al termine della quale comparve tra gli altri un ramoscello, chiamato Homo sapiens, che adesso comincia a comprendere gli intricati percorsi delle sue origini.