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 2019  agosto 29 Giovedì calendario

Calenda si dimette

«Me ne vado, come avevo detto, perché penso che questa alleanza con i 5 Stelle rappresenti un tradimento dei valori del Partito democratico». Due telefonate, una a Nicola Zingaretti, l’altra a Paolo Gentiloni, per preannunciare il suo addio al Pd, e poi, terminata la direzione, Carlo Calenda fa diffondere il testo di una lettera aperta, indirizzata appunto al segretario e al presidente dem, in cui spiega i motivi che lo hanno convinto allo strappo.
Chi lo seguirà in questa avventura? «Tutti quelli di “Siamo europei” e poi vedremo di allargare la platea». Al Nazareno dicono che Matteo Richetti, l’unico che non ha votato in direzione a favore della relazione di Zingaretti, sarà della partita. Per il resto gli anti renziani del Pd non guardano con troppo rammarico a questo addio, convinti come sono che in questo modo Calenda renda più complicato l’iter del progetto di una scissione guidata dall’ex premier.
Insomma è rottura nel Pd, ma non traumatica, sebbene Calenda lasci sollevando delle obiezioni che sono simili a quelle che hanno spinto Zingaretti e Gentiloni a resistere fino all’ultimo all’abbraccio con i grillini. Soprattutto il presidente del Pd, con i fedelissimi in questi giorni non è riuscito a nascondere le sue perplessità: «La situazione – ha spiegato – è delicatissima, questo governo potrebbe avere un equilibrio precario e se cadesse di qui a qualche mese gli esiti potrebbero essere molto negativi».
Caro Nicola, sapete bene che non abbiamo nulla in comune con Di Maio, Grillo e Casaleggio
Ma che cosa scrive Calenda nella sua lettera d’addio? «Dal giorno della mia iscrizione – spiega l’ex ministro – ho chiarito che non sarei rimasto nel partito in caso di un accordo con il M5S. La ragione è semplice: penso che in democrazia si possano, e talvolta si debbano, fare accordi con chi ha idee diverse, ma mai con chi ha valori opposti. Non saranno 5 o 10 punti generici a far mutare natura a chi è nato per smantellare la democrazia rappresentativa cavalcando le peggiori pulsioni antipolitiche e cialtronesche di questo paese. Sapete bene che nulla abbiamo in comune con Grillo, Casaleggio e Di Maio. Ed è significativo il fatto che il negoziato non abbia neanche sfiorato i punti più controversi: dall’Ilva alla Tav, da Alitalia ai Navigator».
«Un programma nato su omissioni di comodo – prosegue Calenda – non è un programma, è una scusa. Eviterò di commentare la decisione di cedere al diktat del M5S su Conte. In fondo esiste una perversa coerenza nella scelta di questo nome per guidare un governo nato dal trasformismo».
Nel partito
Gli anti renziani sono convinti che la scelta di Calenda complicherà i piani all’ex premier
Alla lettera di Calenda Zingaretti risponde con un’altra missiva, anch’essa pubblica: «Abbiamo bisogno di te. Le tue preoccupazioni sono le mie, ma non possiamo scappare dalle responsabilità. Proviamoci. Siamo tornati protagonisti. In questa sfida il Pd ha bisogno anche delle voci critiche, soprattutto se provenienti da personalità autorevoli e competenti come te. Ho e abbiamo bisogno di te. Io ci sono. Il Partito democratico c’è. Spero davvero che vorrai ripensarci». Calenda, però, non ci ripensa. è amareggiato, convinto che Zingaretti stia «sbagliando tutto», come confida a qualcuno, e non riesce a capire la «stupidaggine» che sta facendo il Pd. Però il suo è un addio senza rancore.