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 2019  agosto 28 Mercoledì calendario

A fine ’800 arrossire era virtù e un cappello permetteva di farlo a comando

In altri tempi era considerato segno di virtù e di sensibilità delicata che le signorine perbene arrossissero in presenza di argomenti sconvenienti o di scene anche solo lievemente scabrose. Non solo non è più di moda, ma parrebbe che si sia perlopiù perso l’abilità di arrossire, almeno in Occidente. Nei limiti in cui la capacità esista ancora, è oggi piuttosto considerata un problema e Internet abbonda di suggerimenti per evitare di farsi cogliere dal rossore verginale.Una volta, quando era necessario dimostrare di essere scioccate dalle male parole o dai riferimenti alle varie forme di eccessiva intimità, si insegnava invece come arrossire a volontà, una parte nell’armamentario delle conoscenze femminili dell’epoca. Il primo consiglio era il più ovvio: pizzicarsi le guance, stando attente ovviamente a non farlo così forte da lasciare le impronte delle dita.
Era comunque più elegante utilizzare metodi che permettessero di arrossire a comando senza una preparazione preventiva, da utilizzare all’istante per, ad esempio, dimostrare la debita commozione quando un corteggiatore arrivava finalmente a dichiararsi. Si consigliava soprattutto di pensare subito a un momento di terribile imbarazzo o di richiamare alla mente una lite particolarmente furiosa.
Per quanto non sia stata lei a inventare la delicata sensibilità femminile, una delle maggiori propagandiste del look fu la ritrattista veneziana Rosalba Carriera (1675-1757): se non necessariamente la più grande, verosimilmente la più prolifica ritrattista femminile di tutti i tempi. Dominava in assoluto il tardo Barocco con i suoi pastelli dei regnanti, dei nobili e dei ricchi di tutta l’Europa. Assistita dalle sorelle e da uno stuolo di assistenti, produsse un’immensità di influenti ritratti di chi allora contava e, specialmente, delle consorti e figlie, immancabilmente con il delicato rossore alle gote indicativo di una fine sensibilità.
Il Ritratto femminile con maschera è caratteristico della produzione, ma alla Carriera furono commissionati ritratti anche di Luigi XV re di Francia, di Massimiliano II di Baviera, di Augusto II Elettore di Sassonia e re di Polonia, di Federico IV di Danimarca e altri regnanti ancora.
Il valore sociale del temporaneo arrossamento, il blush inglese, è oggi conservato perlopiù nel nome di un cosmetico utilizzato per dare colore al viso, creando, si spera, un aspetto più giovane, forse più verginale. La fine era però già segnata nel 1880, quando il London Telegraph riferì della commercializzazione di un Lady’s Blushing Bonnet, un cappellino che, attraverso due molle d’acciaio azionate da un abbassamento della testa, poteva per un instante comprimere le arterie che portano il sangue alle guance, provocando il rossore desiderato senza nemmeno pensare al peccato.