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 2019  agosto 28 Mercoledì calendario

A Berlino si studia un modo per far ricrescere i denti perduti

Basta con i debiti dal dentista per impianti, corone e dentiere. E basta anche con i viaggi in Polonia, Serbia e Bulgaria alla ricerca di cure odontoiatriche economicamente abbordabili. Il futuro è nel “terzo dente”. Spieghiamo. I ricercatori della Tecnhische Universität (TU) Berlin stanno lavorando alla possibilità di far crescere nuovi denti là dove questi non ci sono più. Nell’essere umano la prima dentizione è quella decidua, con il topino o la fatina (a seconda del rito) che raccolgono i denti di latte persi dai bambini lasciando un soldo sotto al cuscino. Fa poi seguito la dentizione permanente. Quando il dente definitivo ci lascia, non ci resta che sostituirlo con l’aiuto di un bravo dentista e del laboratorio che preparerà una protesi su misura. Nel mondo animale la regola dei due denti non è però universale: fra i pesci, per esempio, gli squali sono noti per la loro capacità di rigenerare i denti; fra i rettili, lo stesso succede ai coccodrilli. Filogeneticamente più vicini a noi umani sono i roditori, i cui denti non sono sostituibili ma crescono in permanenza. INFORMAZIONI GENETICHE E dunque, se lo fanno altri animali, perché non possiamo farlo anche noi? «Esistono casi isolati di persone che hanno formato un terzo dente o addirittura una terza dentizione completa; resta ancora da spiegare perché questo sia possibile soltanto per alcune persone», osserva il professor Roland Lauster del Dipartimento di Biotecnologia Medica della TU. Secondo la scienza, nel corso della vita umana la nostra mandibola ha in serbo le informazioni genetiche per far spuntare un nuovo dente. Il meccanismo scatta quando cellule precorritrici – che sono poi le staminali, vale a dire quelle “primitive”, non specializzate, dotate della capacità di trasformarsi in diversi altri tipi di cellule del corpo – si uniscono al di sotto dello strato esterno della mandibola. Qua, per condensazione, formano una sorta di germe embrionico che comincia a interagire con i tessuti circostanti. «In questo “germoglio” di dente comincia un processo di differenziazione che dà poi vita allo smalto, alla papilla, alla lamina dentale, fino alla creazione di un dente vero e proprio», spiega Jennifer Rosowski, che alle spalle ha un dottorato dedicato alla ricrescita dei denti. Saranno poi i tessuti mandibolari circostanti a determinare se in quella posizione serve un incisivo, un canino o un molare. Insomma, il modello teorico per l’impianto dell’embrione di un dente nella mandibola esiste già. Quanto all’embrione del dente, ci hanno pensato gli scienziati della Charité Universitätsmedizin di Berlino, sviluppando un metodo di coltura che permette alle cellule adulte estratte dai denti del giudizio di de-differenziarsi allo stato embrionale, per tornare a formare il “germe” del dente. Rosowski è orgogliosa: «Siamo il solo gruppo al mondo in grado di dimostrare che questo processo di creazione innesca l’attivazione di vari geni, che avviano la produzione di messaggeri specifici». Saranno questi messaggeri a interagire con il tessuto mandibolare circostante, spiega ancora la ricercatrice, sottolineando che il processo è stato brevettato a livello globale. QUESTIONI ETICHE Studi sulla generazione dei denti negli animali sono già stati condotti da diverse università del globo. Ma Lauster rivendica la superiorità del lavoro del suo team: «Tutti gli altri gruppi utilizzano cellule staminali embrionali per produrre germi embrionali dei denti». E poiché l’uso delle cellule staminali nella maggior parte dei Paesi è ritenuto eticamente controverso ed è vietato dalla legge, l’applicazione reale del processo è di fatto impossibile. «Al contrario, noi useremo solo materiale cellulare prelevato dai denti del paziente, evitando le questioni etiche e legali, concentrandoci sull’applicazione di un tessuto del corpo stesso». Il che, a sua volta, eviterà il rigetto del trapianto. «Ora che tutti i test in vitro sono stati completati con successo, i germi dei denti embrionali sono pronti per i primi test preclinici», conclude Lauster. Con buona pace del topino (e della fatina) che potrebbe dover visitare ache i cuscini degli adulti. riproduzione riservat