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 2019  agosto 28 Mercoledì calendario

In Germania non ci sono più nudisti

Il nudismo rende felici». Con buona pace dei tabù e della vergogna. A sostenere la tesi che spogliarsi in pubblico faccia bene all’umore e all’autostima sono i professori della Goldsmiths University, che hanno pubblicato uno studio sul Journal of Happiness circa gli effetti benefici del naturismo: aiuterebbe a creare un’immagine migliore del proprio corpo e a sentirsi a proprio agio con la linea delle curve che ci si ritrovano. Ma se gli accademici di Londra hanno fatto i conti statistici con i britannici, hanno senz’altro trascurato i tedeschi. In Germania il culto centenario del corpo libero sta sprofondando nell’irrilevanza, spinto sempre più ai margini delle spiagge. Sotto i colpi di un neonato tabù della nudità.
«La “Fkk zone” a Prerow (una delle aree storiche della «Freikörperkultur», cultura del corpo libero, sul Baltico, ndr) si è ridotta a un fazzoletto di terra in condivisione con l’area cani – spiega all’agenzia di stampa tedesca Dpa Kurt Starke, ricercatore dell’Università di Lipsia -. È chiaro che il naturismo non ha più lo stesso significato di decenni fa, e questo è collegato con lo sviluppo della nostra società». E dire che la «free body culture» è un pilastro della cultura balneare del Paese, intimamente radicato nella psiche della popolazione. Fin dalla fine dell’800, con un’interruzione durante il nazismo, il costume (sociale) e le leggi tedesche hanno permesso ai bagnanti di liberarsi dal costume (di stoffa).
Le origini del fenomeno
Sul modello degli eroi greci, e di Goethe che in Poesia e Verità racconta il viaggio in Svizzera e di non riuscire a nascondere quel voluttuoso piacere del corpo nudo a contatto con l’«erquickendes Element», «l’elemento rinfrescante», la spinta a scoprirsi in Germania emerse tra il XIX e il XX secolo come rivoluzione dello stile di vita per gli operai. Nel 1898 fu fondata la prima associazione naturista a Essen. Seguirono Berlino e le spiagge del Mare del Nord e del Baltico. L’intenzione dei movimenti Fkk, che nel 1913 erano già più di 50, era quella di promuovere la salute e il ritorno alla natura in contrasto con l’industrializzazione. Fu lo stesso periodo in cui si diffuse il primo vegetarianesimo. Negli Anni 20, il nudismo ebbe crescente popolarità con 100 mila sostenitori organizzati in club, abbinato al culto dello sport e della perfezione fisica dell’uomo tedesco. Poi, nel ’33, il nazismo sciolse i circoli, fino a che Himmler non allentò il «regolamento di polizia per la balneazione», nel 1942, e la pratica fu di nuovo accettata. Ma l’era del trionfo del naturismo fu la Germania divisa. Nel 1949, fu fondata a Kassel la «Deutscher Verband für Freikörperkultur» (Dkf), l’associazione tedesca per la cultura del corpo libero. A Ovest, furono gli Anni 70 quelli di maggior popolarità della Fkk, che trovò a Est il suo vero tempio. Per parlar di potenti, ci sono le testimonianze di Lothar Herzog, assistente di Erich Honecker, che ricordano come il leader della Ddr fosse un gran fan del nudismo. Nel 2013, tramite un giornale turco, spuntarono anche foto di Angela Merkel adolescente dell’Est senza veli, ma non si è mai scoperto se fossero autentiche: si dice che siano trapelate da un archivio del Kgb, per un ricatto politico. Dal 1990, il numero degli aderenti ai club naturisti in Germania è crollato a 60 mila. «Prima della caduta del muro – riferisce la Dkf, che quest’anno compie 70 anni – il 90% dei giovani aveva avuto esperienze di Fkk, nel 2013 erano circa la metà».
Anche nelle spa
Oggi, le aree in cui c’è l’obbligo di togliersi il costume in spiaggia si stanno spopolando. «Contiamo circa 30 mila membri», continua la Dkf, che però non si arrende all’estinzione del fenomeno, e spera nelle famiglie di 40enni con figli, i nuovi utenti dei loro club. In particolare, sono i giovani tra i 18 e i 30 i clienti spariti più in fretta, mentre i frequentatori storici invecchiano, e diventano più pudichi nel mostrarsi nudi. Che i tedeschi vogliano rivestirsi, e non solo quando stanno all’aria aperta, lo dimostrano anche due saune frequentatissime di Berlino, entrambe nel quartiere multiculturale di Moabit: la spa Vabali e la Meridian, negli Spandau Arcades. La prima, da marzo 2018, ha invitato gli ospiti a indossare l’accappatoio tra una piscina e l’altra, dopo che l’amministrazione era stata bersagliata di commenti social negativi, di clienti che non si aspettavano di dover girare con «il costume di Adamo», lo hanno chiamato proprio così. La direzione della seconda ha imposto l’obbligo del bikini o pantaloncini dal febbraio di quest’anno. Sono ancora «gli ottantenni i più assidui frequentatori delle spiagge per nudisti», spiega Wilfried Blaschke, presidente della Dfk. Al risveglio del pudore tedesco hanno contribuito senz’altro una società pluriculturale e la diffusione dei cellulari, che possono violare in un secondo la privacy, uno dei diritti che i tedeschi hanno più cari. «Ma siamo anche tutti vittime della tirannia degli ideali di bellezza – continua Starke -, che escludono peli e imperfezioni. Spogliarsi non è più simbolo di libertà».Con buona pace del naturismo, nato proprio per liberarsi dai tabù e dai complessi, oltre che dai vestiti. —