Corriere della Sera, 28 agosto 2019
I 50 anni di Paperinik
Povero Paperino, un perdente nato. E non è neppure molto simpatico. Indolente, squattrinato, preso tra due fuochi: da una parte il ricchissimo e avaro zio Paperone, che non gli concede un centesimo e lo considera un buono a nulla; dall’altra i nipotini Qui, Quo e Qua, che lo prendono spesso di mira con il loro acuto spirito critico. Per giunta deve confrontarsi con un rivale baciato dalla fortuna, il cugino Gastone, che lo umilia regolarmente grazie al soccorso della buona sorte. Bisognava offrire un’opportunità di rivincita al perenne sconfitto. E allora cinquant’anni fa gli autori italiani dei fumetti Disney, dotati di grande talento creativo, escogitarono una svolta narrativa destinata a lasciare il segno, ispirandosi un po’ al fumetto nero e un po’ ai supereroi americani. Fornirono a Paperino un’identità segreta in maschera per renderlo superaccessoriato e vincente: Paperinik.
Dualismo da supereroe
Pensateci, alcuni supereroi nella vita di ogni giorno vivono grossi problemi o comunque appaiono ben lontani dalla loro immagine come giustizieri. Peter Parker, alias Spider-Man, è un secchione sempre al verde, snobbato dalle ragazze; Clark Kent (Superman) risulta piuttosto timido e imbranato; anche Bruce Wayne, cioè Batman, è un playboy nullafacente, che si gode una colossale eredità. E poi ricordate Zorro? Il suo alter ego Diego de la Vega è un pavido e raffinato gentiluomo, del tutto disinteressato ad ogni causa ideale.
Il dualismo tra Paperino e Paperinik procede su un’analoga falsariga. Anche in queste storie il nostro eroe si dibatte nelle usuali difficoltà, anzi usa la sua notoria inettitudine per stornare il sospetto che lui sia il misterioso fuorilegge. Però il diario dell’inafferrabile Fantomius, ritrovato a Villa Rosa, e i diversi marchingegni realizzati con l’aiuto del geniale Archimede Pitagorico gli permettono di uscire regolarmente dai guai con successo, nelle vesti di Paperinik, beffando il malcapitato Gastone, lo zio taccagno, una polizia decisamente goffa, delinquenti pericolosi e minacce del più svariato genere. Non c’è situazione disperata che non possa capovolgersi, quando entra in scena il vendicatore mascherato.
Il richiamo a Diabolik
Il nome di Paperinik richiama Diabolik, il criminale senza pietà inventato dalle sorelle Giussani. Ma l’unica somiglianza sta forse nell’automobile. Il vecchio catorcio di Paperino diventa infatti, grazie ad Archimede, un bolide da Formula Uno, dotato di infiniti accessori che consentono di seminare qualsiasi inseguitore, come la vettura di Diabolik (o anche la Bat-mobile). Ma la dimensione «nera» manca del tutto, Paperinik non uccide. Del resto gli eroi Disney sono pressoché invulnerabili: quando Gastone salta in aria con l’intera Villa Rosa, ridotta a un cumulo di macerie, sappiamo bene che se la caverà senza conseguenze durevoli, anche se si trovava al centro dell’esplosione.
Al tempo stesso Paperinik non dispone di superpoteri, soltanto di strumenti avanzatissimi. Salta come un grillo grazie agli stivaletti a molla, può violare ogni serratura o inferriata con acidi speciali, usa sostanze chimiche che inducono il sonno o l’oblio. Certo, quando indossa il costume, acquisisce come per magia doti da combattente provetto, sconosciute al suo alter ego. Assomiglia per molti versi a Batman, dispone in cantina di un rifugio segreto che ricorda la Bat-caverna. Ma mentre Bruce Wayne convive con il maggiordomo Alfred, che conosce la sua doppia identità, Paperino abita con i tre nipotini, che tiene all’oscuro del suo segreto, quindi in questo richiama semmai il primo Uomo Ragno, che viveva con l’apprensiva zia May.
Il lessico iperbolico
L’approccio migliore, tuttavia, è considerare Paperinik nello specifico della grande saga dei paperi, gustandosi appieno le peculiarità di questo mondo rissoso e divertente. È impagabile ad esempio, nella prima delle avventure in edicola con il Corriere della Sera, la scena in cui Paperone litiga con Paperino, che non vuole accettare l’ennesima offerta di un lavoro faticoso e mal retribuito, e viene accusato dal nipote di «disgustosa ostentazione di plutocratica sicumera». Un lessico iperbolico e desueto che non sembra adatto ai fumetti, eppure è uno dei segreti di un prodotto dal successo straordinario. Nel quale l’ingresso di Paperinik ha introdotto una variante azzeccata, capace di arricchirlo senza snaturarlo. Tanto di cappello a chi ebbe l’idea.