la Repubblica, 28 agosto 2019
Il calcio e gli 800 milioni messi in panchina
Duecentosessantunomila spettatori. Da quando ci sono le 20 squadre mai era stata superata la media di 26.000 a partita. Tifosi accorsi a vedere Juve, Napoli, Inter, Milan, Fiorentina, Roma dalla serata agostana e dalla grancassa di un’estate di calciomercato frizzante. Il mercato è spettacolo nello spettacolo: per il secondo anno si è superato il muro del miliardo di euro in trasferimenti. Insomma tutti a vedere il fenomeno olandese De Ligt costato 75 milioni, il talentuoso “Chucky” Lozano oppure Nicolò Barella, il calciatore italiano più conteso e più costoso (50 milioni). O almeno si sperava. Decine di nuovi acquisti, il meglio nel nuovo calcio è stato lasciato in panchina o non preso in considerazione: gli allenatori, un po’ fifoni oppure sempre pronti a mettersi davanti ai campioni e soddisfare il proprio narcisismo, hanno ignorato le enormi spese di mercato. Lavorato convintamente contro presidenti, amministratori delegati e direttori sportivi che tanto hanno fatto e speso (inutilmente). E giocato anche un brutto scherzo al pubblico, accorso numeroso e accolto con i soliti volti.
Juve, Milan, Atalanta e Torino si sono svelate tale e quali, senza nessun nuovo volto tra i titolari, la Roma ne ha messo dentro solo uno (il portiere Pau Lopez), idem la Lazio (Lazzari), il Napoli 2 (Manolas e Di Lorenzo) ed è apparsa quasi, a questo punto, una rivoluzione.
Almeno il 75% di quei 1176 milioni investiti sul mercato è rimasto rinchiuso. Se ne sono utilizzati meno di 300 milioni. La Juve forse ha voluto riservare a Sarri – fermato dalla polmonite – la responsabilità di inserire i tanti giocatori nuovi, e soprattutto quel De Ligt, rimasto sorpreso dalla decisione dello staff bianconero. «Pensavo di giocare», ha detto candidamente. Lo stesso Koeman, ct dell’Olanda, non ci voleva credere.
Giampaolo ha messo nel tritacarne di un Milan impresentabile tutta la vecchia squadra di Gattuso, a Leao & Co. ha lasciato solo un pezzo di secondo tempo. Altrettanto ha fatto Fonseca con la Roma, una squadra rivoluzionata per dare a un Olimpico arrabbiato quel che restava di quella di Ranieri. Senza contare che quelli che servivano erano nuovi difensori e invece ci sono ancora i vecchi a far danni. Ci fossero stati certi dirigenti di un tempo – Boniperti, Moratti o Galliani – nessuno se lo sarebbe permesso. Pago, spendo, pretendo...