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 2019  agosto 28 Mercoledì calendario

Porto chiuso per la Eleonore. L’ultimo atto di Salvini

Il ministro della Difesa Elisabetta Trenta ha passato ore nel suo ufficio a leggere e rileggere quella carta-trappola arrivata dal Viminale. E alla fine ha firmato. Il ministro dei Trasporti Danilo Toninelli, rivendicando un minimo di coerenza politica («Non si cambia atteggiamento rispetto alle violazioni delle Ong solo perché, forse, sta cambiando una maggioranza di governo»), è andato a ruota. Regalando a Salvini l’unica soddisfazione della giornata: costringere i ministri Cinque Stelle a controfirmare quello che potrebbe essere il suo ultimo divieto di ingresso in acque italiane per una nave umanitaria e provare a portare a casa l’improbabile risultato politico della contraddizione della firma di un atto previsto da quel decreto sicurezza bis che un eventuale esecutivo giallo-rosso sarebbe chiamato a revocare. Una doccia fredda per il Pd che, con Matteo Orfini, davanti all’avvicinamento verso le acque italiane della nave Eleonore con 101 migranti a bordo, aveva sollecitato al premier Conte il tanto atteso “segnale di discontinuità”. Ma quella che il Viminale ha salutato con soddisfazione come «la ritrovata compattezza del governo a fronte dell’ennesimo tentativo di avvicinamento alle acque italiane di una Ong tedesca», per Difesa e Trasporti è solo «un atto dovuto con motivazioni squisitamente tecniche». Come dire che, se solo ci fosse stato un appiglio tecnico- giuridico, né Trenta né Toninelli ( come invece avevano fatto la scorsa settimana per la Open Arms dopo la sentenza del Tar del Lazio) avrebbero firmato quel divieto emanato da Matteo Salvini per fermare l’imbarcazione della Ong tedesca Lifeline che lunedi ha soccorso un gommone in acque internazionali poche ore prima che un altro, con un centinaio di persone a bordo, naufragasse provocando la morte di almeno una cinquantina di persone tra cui molti bambini. Quella nave, per altro, non è una nave qualsiasi. È tedesca ( e al governo di Berlino ha già chiesto di intervenire) ma soprattutto al timone ha Claus Peter Reisch, il primo comandante di Ong arrestato per un soccorso contestato.
Trattenuto a Malta per mesi la scorsa estate, condannato a maggio a pagare una multa da 10.000 euro, è tornato in mare e ora punta verso Nord con zero probabilità di ottenere un porto sicuro a La Valletta che ieri ha persino negato rifornimento di acqua e cibo, mentre al largo della Marina libica segnala un altro naufragio con 20 dispersi, che potrebbero diventare 40.
Dunque una nuova “minaccia” incombe sui porti italiani nelle ore più delicate per la crisi di governo. E i due ministri del M5S, non senza imbarazzo, sono stati costretti ad accodarsi a Salvini. Per “ritrovare l’umanità” che pretende il Pd sul tema dell’immigrazione bisognerà attendere. Il punto è che, fino a quando il decreto sicurezza c’è, tocca applicarlo. Fonti della Difesa spiegano che «la firma del ministro è un atto dovuto una volta verificato che non ci sono vizi nella procedura». E dal dicastero dei Trasporti aggiungono che «la firma ha un valore tecnico-procedurale nel rispetto delle norme vigenti». In somma, decreto sicurezza alla mano, una nave che trasporta immigrati irregolari è comunque giudicata “non inoffensiva” per la sicurezza nazionale e in quanto tale va fermata. A meno che, come avvenuto nel caso della Open Arms autorizzata dal Tar del Lazio ad entrare in acque italiane per condizioni di eccezionale gravità a bordo, non intervenga qualche pronunciamento sovraordinato. «In quell’occasione – ribadiscono alla Difesa – la ministra non ha firmato il secondo divieto proprio in ottemperanza alla sentenza del giudice che altri (leggi Salvini, ndr ) hanno invece deciso di ignorare. Non saremo certamente noi a poter essere accusati di omissione d’atti d’ufficio».