La Stampa, 27 agosto 2019
Il ragazzo che ha ammazzato il suo amico per amore
Alle 2,15 la batteria dello smartphone è quasi scarica. Ha appena accoltellato a morte il suo amico d’infanzia, quando dall’auto accostata lungo una statale buia del Novarese affida ai social la sua confessione: «Voglio scusarmi con tutti, ho fatto una cazzata per amore».
E su Instagram appare un video, si sente la sua voce, calma, quasi fredda: una confessione lunga un minuto. «Ragazzi, come ben sapete ho fatto una cazzata, e sto pensando di suicidarmi. Non potrò mai vivere con questa cosa che mi tormenterà. Non so se Yoan ci sarà ancora, ma il mio obiettivo era far vedere alla gente che in amore non bisogna mai intromettersi nelle faccende altrui».
Quando l’ambulanza e i carabinieri raggiungono il luogo in cui nella notte tra domenica e lunedì si è consumata la lite, sul ciglio della strada tra Borgo Ticino e Comignago, a terra c’è il corpo esanime di Yoan Leonardi, 23 anni, elettricista di Cureggio. L’auto di Alberto Pastore, coetaneo, anche lui operaio di Cureggio come la vittima, si è allontanata: i carabinieri di Arona lo inseguono fino all’autostrada A26, dove il ragazzo perde il controllo dell’auto in galleria e viene fermato e arrestato per omicidio volontario intorno alle quattro e mezza del mattino. Interrogato in carcere a Novara dal pm di turno Giovanni Castellani insieme ai militari, avrebbe poi ricostruito la notte che aveva già raccontato sui social network.
La partita a calcio
Quello che è successo prima è al vaglio degli investigatori: i due amici domenica sera si erano trovati a Cureggio per una partita a calcio con altri coetanei. Poi Pastore ha proposto a Leonardi di fare un giro in auto insieme. «Volevano andare a bere qualcosa al McDonald’s, forse per chiarirsi – raccontano gli amici in paese -. Non doveva fidarsi». In auto, è scoppiata la lite: Pastore ha fermato la macchina e tirato fuori il coltello, colpendo l’amico all’addome e alla nuca, mentre cercava di uscire dall’abitacolo. È stato un automobilista di passaggio, intorno alle 2,20, a fermarsi per chiamare i soccorsi, ma Leonardi è morto prima di arrivare in ospedale.
Nel movente c’è tutto tranne l’amore: c’è la gelosia, il sospetto. Alberto e Yoan erano amici, entrambi cresciuti insieme tra le strade e i campi da calcio di quel paesino di 2.600 abitanti tra Novara e il lago Maggiore, un bar aperto da poco, la chiesa, il campetto da calcio dove domenica sera i due ragazzi hanno giocato insieme l’ultima partita. Palazzi storici e villette ben curate. «Ragazzi di brave famiglie, che abbiamo visto crescere» commenta il sindaco Angelo Barbaglia, ancora sotto choc. Ma tra i due la situazione era tesa. Pastore era stato lasciato dalla sua fidanzata e non l’aveva accettato. Leonardi, amico di entrambi, cercava di farli dialogare.
La fine del rapporto
Questo, almeno, è quanto ricostruiscono in paese gli amici, i familiari della vittima e la stessa ragazza, che racconta: «Avevo lasciato Alberto ma lui non accettava questa rottura, mi perseguitava e incolpava Yoan di influenzare le mie idee. Yoan ha sempre cercato di aiutarci, ascoltandoci, facendoci parlare tra di noi, ma Alberto non ha mai voluto vedere la realtà, si era fissato che ci fosse qualcosa tra me e Yoan ed era talmente geloso o arrabbiato che è arrivato a fare quel gesto orribile».
Un gesto di cui, nel post su Facebook, incolpa la vittima: «Ho scoperto troppe cose dal mio migliore amico, non potevo continuare in questo modo, ero stato preso in giro. È stata colpa di Yoan Leonardi. Mi dispiace». Lo stesso Yoan, che tutti gli amici descrivono come «un pezzo di pane», e che adesso non c’è più. —