la Repubblica, 27 agosto 2019
Intervista a Patrizia Mirigliani
Patrizia Mirigliani si definisce «una combattente. Mio padre me lo diceva sempre, ti toccherà difendere il tuo lavoro. E io lo faccio». Signora di ferro al comando di Miss Italia, 61 anni, commenta l’ultima alzata di scudi del Cda Rai contro il concorso, tornato su Rai 1; il 6 settembre andrà in onda la finale condotta da Alessandro Greco.
«Arrabbiata? Ma no, mi dispiace solo che non capiscano che il concorso sia un valore».
Signora Mirigliani, dicono che sia raccomandata dalla Lega e sarà l’anno della Miss Italia sovranista.
«Abbiamo fatto il concorso per venticinque anni, con qualsiasi governo. Mi dice cosa c’entra la politica? Se vogliamo buttarla in politica, quando nel 1996 fu eletta Denny Mendez ci telefonò Romano Prodi per dire che era un segno dell’Italia che cambia».
Le fece piacere?
«Moltissimo. Come mi ha fatto piacere che quando era presidente del Consiglio D’Alema, propose papà come commendatore. Io ho avuto la stessa onorificenza dal governo Monti. Abbiamo sempre lavorato, ma in Italia il merito non viene riconosciuto».
Non le sembra fuori dal tempo un concorso di bellezza?
«Scherza? È una possibilità in più, dobbiamo avere tutte le libertà, anche quella di usare il talento della bellezza, attenta, lo chiamo talento.
Essere belle non basta».
Come si resiste ottanta anni?
«È il concorso del popolo, fa parte del costume. Gli italiani amano Miss Italia».
Oddio, non proprio tutti.
«Chi la pensa diversamente c’è e lo rispetto, ma parlare della mercificazione del corpo quando vedo in tv cose orrende, non lo accetto. Io sono una donna che parla alle donne e le valorizza, ho un’etica. Guardi che le ragazze studiano, sono colte. Perché ancora ce l’abbiamo con la bellezza?».
Ma il discorso è più complesso.
«Le leggo cosa mi scrisse il cardinale Ravasi: “Tornare alla bellezza come antidoto alla cupa pesantezza e volgarità dei nuovi stili di vita”. Le pare poco?».
No, per carità. Ci spiega a come mai La7 non ha più voluto Miss Italia?
«Arrivati all’ottantesimo compleanno il mio sogno era di tornare in Rai e sono iniziate le trattative. Non è Urbano Cairo che non ha più voluto Miss Italia, siamo stati noi a pensare di riportare il concorso in Rai. Cosa non facile».
Non è stato facile neanche trovare il conduttore, è vero che c’è stata una fuga?
«No. Quando cominci a sondare uno ha un impegno, un altro accordi già presi. Non erano no a Miss Italia. La figura della piccola fiammiferaia non la faccio».
Facciamo i conti?
«La Rai avrà solo il costo del conduttore e del regista. Ho fatto un sacrificio per tornare su Rai 1. Con Miss Italia abbiamo raccontato il 900 fino a oggi. Quando Edmondo Berselli si avvicinò alla storia del concorso, disse una cosa bellissima: “Miss Italia è uno show in cui siamo tutti coinvolti: bellezza, intelligenza, cultura, sono gli ingredienti del nuovo che stiamo vivendo”. Con la bellezza si riemerge dai periodi bui».
E col televoto si coinvolge il pubblico.
«Ci sono anche le giurie. La prima è formata da Silvana Giacobini, Samantha Togni e Caterina Murino, che faranno la prima scrematura delle ragazze, da 180 a 80. Poi ci sarà quella delle miss storiche. Ma il pubblico col televoto decreterà la vincitrice».
Nessuna crisi nelle iscrizioni?
«Si sono iscritte ottomila ragazze. La differenza, rispetto a tanti anni fa, è che partecipano le “multitasking": ragazze che hanno tante possibilità e sfruttano anche il talento della bellezza. Il concorso è una opportunità. Mentre la bellezza nel dopoguerra era l’unica chance per emergere».
Come sono cambiate le
ragazze?
«Una volta non si mostravano su Instagram, ma in una società che si basa sull’apparire postano foto su foto. Però chi usa male i social è fuori, non per pruderie ma l’immagine deve essere pulita. Se qualcuna esagera la escludiamo».
Solita sfilata in costume da bagno. Lo ammetta: sul corpo delle donne si combattono strategie di marketing.
«Noi non discriminiamo nessuno.
Anni fa abbiamo coniato le miss curvy, le forme morbide, tre anni fa si piazzò seconda una ragazza taglia 46. Bene, non esiste più la fascia curvy. Tutte porteranno le fasce con la propria fisicità. Miss Italia rappresenta davvero il paese, abbiamo una ragazza bengalese del Veneto e una generazione di candidate: nonna mamma e figlia».
Cosa l’ha ferita di più?
«L’attacco di Laura Boldrini, mi sarebbe piaciuto confrontarmi con lei, l’ho invitata tante volte. Quando sono uscita dalla Rai dopo la decisione di Giancarlo Leone, il mondo maschile mi ha attaccato in tutti i modi. Lo sa cosa dicevano?
"Tu non sei come tuo padre"».
Adesso non dirà che le hanno fatto la guerra perché è donna.
«Invece sì, gli uomini non amano le donne imprenditrici. Mi sono pure ammalata. Sono stata orgogliosa di mio padre Enzo Mirigliani, anche se all’inizio – vivevo a Trento, la contestazione nasceva a Sociologia – un po’ l’ho combattuto. Poi ho iniziato a lavorare con lui e ho capito che erano le ragazze a usare il concorso. Questa è la vera libertà».