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 2019  agosto 27 Martedì calendario

Il pannolino che manda una notifica a mamma e papà quando è ora di cambiare il bimbo


Mancavano all’appello. Agli oltre otto miliardi e seicento milioni di oggetti connessi al Web, dalle telecamere per la sicurezza agli altoparlanti dotati di assistente virtuale, ora si stanno aggiungendo perfino i pannolini. Mentre Pampers lavora a Lumi, un sistema che va ben oltre l’avvertire se il neonato si è bagnato, anche la siciliana Parmon si è messa sulla stessa strada. Il loro progetto è «un pannolino intelligente che attraverso dei sensori dialoga con lo smartphone dei genitori dando informazioni sullo stato di salute del bimbo», come spiega l’amministratore delegato Antonio Fronterré. E ovviamente avvertirà quando è necessario sostituirlo. Nei Paesi occidentali si fanno sempre meno figli: il business da 23 miliardi di dollari di fasce e fasciatoio, così come tutto quel che riguarda l’infanzia, sembra destinato al declino.
«Non puoi convincere le mamme a usare più pannolini se i bambini non ne nascono», ha raccontato agli investitori Thomas Falk, a capo della multinazionale Kimberly- Clark. A meno che non si trovino nuove formule che permettano di aumentare i prezzi offrendo funzioni inedite, come del resto sta accadendo in tanti altri mercati. Gli oggetti connessi, anche quelli dedicati alla prima infanzia, sono in piena espansione e tutti vogliono metterci un piede dentro. Intendiamoci, non c’è solo il calcolo economico ma anche la possibilità di offrire soluzioni che possono davvero aiutare i genitori.
«Qualsiasi cosa abbia senso connettere, verrà inevitabilmente connessa». Massimo Basile, direttore reti di Ericsson, compagnia svedese che monitora costantemente il traffico sul Web, lo vede accadere ogni giorno. «Orologi, cucine, sensori per l’agricoltura, autovetture e appunto oggetti per bambini: pettorine per controllare il respiro, sensori per il sonno, seggiolini, passeggini e per i più grandi spazzolini che avvertono se si sono lavati male i denti. Poi a qualcuno verrà in mente la serie tv distopica Black Mirror, qualcun altro sarà contento di avere finalmente uno strumento utile». La dualità della tecnologia e la sua costante ambivalenza. Ci sono malattie infantili che grazie ai sensori possono esser tenute sotto controllo e ci sono multinazionali che con i dati sulle nostre abitudini accumulano miliardi. Basta scorrere il breve saggio di Bruce Sterling, The Epic Struggle of the Internet of Things o The Age of Surveillance Capitalism di Shoshana Zuboff, per capire cosa c’è in ballo. L’Internet delle cose, in inglese Internet of Things (Iot), è il nuovo terreno di battaglia fra i colossi di ieri e di oggi che a volte si trovano dalla stessa parte. La Pampers, di proprietà della Procter & Gamble, sta collaborando con Google per Lumi. Il set di pannolini, dei quali non si consce ancora il prezzo, verrà venduto assieme ad un monitor senza fili e una telecamera smart. I sensori del pannolino controllano il livello di umidità come i modelli già introdotti dalla Swaddler, il ciclo del sonno, la posizione. Via telecamera madri e padri possono controllare ogni minuto la situazione visualizzando il bambino e i dati ambientali della stanza. La privacy dovrebbe esser garantita da una funzione che impedisce la trasmissione dei dati all’esterno. Almeno in teoria.
«Più otteniamo analisi e statistiche sui nostri bambini, più ci preoccupiamo e a volte entriamo in ansia», ha spiegato tempo fa Kathy Hirsh-Pasek, a capo della International Society for Infant Studies, sottolineando gli effetti collaterali di trasformare la vita in dati. Forse esagera. Alla fine ai nostri figli non stiamo facendo nulla di diverso di quel che già facciamo a noi stessi.