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 2019  agosto 27 Martedì calendario

Pil, crescita zero e Italia resta il fanalino di coda

ROMA – Italia ultima nel G7 quanto a ricchezza prodotta nel secondo trimestre: la più bassa delle sette economie più industrializzate riunite a Biarritz, se confrontata con il 2018. E pari a zero, anche rispetto al trimestre precedente, quando era +0,1% (qui la Germania e il Regno Unito fanno peggio). Di sicuro, molto inferiore alla media Ocse che lo certifica (+0,5% sul trimestre e +1,6 sull’anno) e a quella dell’Eurozona (+0,2% sul trimestre e +1,1 sull’anno).
Non tutto però sembra perduto. «L’Italia ha spazio di manovra per adottare stimoli fiscali in maniera controllata», suggerisce Angel Gurria, segretario generale dell’Ocse. Sarebbero possibili cioè misure espansive non solo perché «i tassi di interesse rimangono bassi e probabilmente continueranno ad abbassarsi, diventando a volte negativi». Ma anche perché la stessa commissione Ue, come scrive il Financial Times, sarebbe propensa a semplificare le regole di bilancio dell’Eurozona. Ad allentare cioè i vincoli che, a dirla tutta, l’Italia non ha mai rispettato fino in fondo, specie quello sul debito. Bocche cucite per ora a Bruxelles (la portavoce Mina Andreeva smentisce anzi la notizia). Ma non è difficile prevedere, alla luce anche delle difficoltà della Germania sull’orlo della recessione, un qualche ammorbidimento in vista della manovra d’autunno.
Il quadro italiano si va intanto deteriorando. Nel secondo trimestre solo Regno Unito (-0,2%) e Germania (-0,1%) hanno fatto peggio dell’Italia, tra i grandi paesi industrializzati, rispetto al primo trimestre. Il rallentamento c’è stato, ma più moderato, negli Usa (+0,5% da +0,8), in Giappone (+0,4% da +0,7) e in Francia (+0,3% da +0,2). Media Ocse giù allo 0,5% da 0,6%: conferma di un rallentamento globale in atto.
Su base annua, l’area Ocse viaggia attorno a un Pil che cresce dell’1,6%. Gli Stati Uniti corrono del 2,3%. La Francia dell’1,3%. Il Regno Unito dell’1,2%. La Germania dello 0,4%. L’Italia a zero. Mentre la media dell’Unione europea si attesta a +1,3% e quella dell’Eurozona a +1,1%.