la Repubblica, 27 agosto 2019
Alleggerire il patto di stabilità per rilanciare la crescita in Europa
BIARRITZ – Emmanuel Macron vuole proporre uno stimolo economico a base di nuovi tagli fiscali in Europa. Il leader francese ha cominciato a parlarne con i partner europei durante il G7. «Bisogna ripensare le basi sulle quali ci siamo mossi nell’ultimo decennio» ha detto, ricordando che la gestione della precedente crisi economica e finanziaria, dieci anni fa, ha fatto ricadere tutto il peso sulle classi medie, con gravi conseguenze politiche e sociali. Un’implicita critica anche all’austerity. «Servono nuovi strumenti per rilanciare la crescita».
Cambiare schema, quindi, in vista di una possibile nuova crisi. Ieri il Financial Times ha rivelato che la Commissione europea di Ursula von der Leyen potrebbe decidere di modificare il Patto di Stabilità per semplificarne le regole e consentire obiettivi di bilancio meno duri da realizzare, in particolare sulla riduzione del debito, nei periodi di recessione. Un documento di riflessione interno riconosce la necessità di una “sostanziale semplificazione” delle regole. E anche se un portavoce di Bruxelles ha spiegato che il documento non ha avuto nessun avvallo politico e quindi ha una valenza puramente tecnica, la discussione è solo rinviata all’insediamento della nuova Commissione, dal primo novembre.
Durante il G7, incitato anche da Trump che ha chiesto di mettere la crescita mondiale al centro del summit, Macron ha spiegato di voler «immaginare nuovi stimoli». La ricetta ipotizzata dal leader francese è composta da due ingredienti: investimenti pubblici e diminuzione della pressione fiscale. Macron ha fatto un chiaro riferimento alla riluttanza della Germania a politiche espansive, spiegando che i tedeschi, «ma non solo», dovrebbero esaminare la pertinenza di un «rilancio attraverso fondi pubblici». La Francia si sta anche battendo per la creazione di un fondo europeo – dotato di 100 miliardi di euro – per sostenere lo sviluppo di “campioni europei” capaci di fare concorrenza ai grandi gruppi americani o asiatici nei settori più innovativi. L’altra arma brandita da Macron è uno choc fiscale, con una convergenza europea su alcune tasse. Francia e Germania hanno già cominciato a parlarne, e ci sono già impegni per abbassare l’imposta sulle società. Non è ancora chiaro a quali altre tasse il presidente francese stia pensando e come voglia procedere. Di certo, Macron è convinto che la prossima crisi economica non si risolverà solo con la Bce. «La politica monetaria ha raggiunto la frontiera tecnologica della sua efficacia» sostiene Macron. Il bazooka che in autunno passerà nelle mani della francese Christine Lagarde rischia di essere un po’ spuntato. Per rilanciare la locomotiva europea bisogna, ha spiegato Macron, cercare «nuove leve di crescita per il futuro». Paradossalmente Macron ha già varato il suo “stimulus” fiscale quest’inverno. Per placare il movimento di contestazione dei gilet gialli ha cancellato o diminuito alcune tasse. I “regali” ai contestatori hanno pesato 25 miliardi di euro sul bilancio pubblico e provocato lo sforamento del rapporto deficit/Pil sopra al 3%. Ma i gilet gialli hanno anche fatto un regalo a Macron. Lo stimolo fiscale ha permesso all’economia francese di resistere finora meglio alla congiuntura negativa rispetto ai vicini tedeschi. La previsione della Commissione europea sull’aumento del Pil è del 1,3% per la Francia, contro lo 0,5% per la Germania.