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 2019  agosto 27 Martedì calendario

Pur di liberarsi dei sovranisti l’Ue appoggia i giallorossi


Tutta Europa tifa giallo-rosso, spinge per la nascita del governo tra Movimento 5 Stelle e Partito democratico. E tutta Europa, di conseguenza, è pronta ad accettare la permanenza di Giuseppe Conte a Palazzo Chigi. Troppo importante per Cancellerie e istituzioni di Bruxelles il ritorno dell’Italia tra le democrazie liberali europeiste, specialmente in tempi di Brexit e di rallentamento dell’economia. Tanto da digerire, anzi sponsorizzare pubblicamente o tramite i canali riservati, il bis dell’avvocato del popolo. Non esattamente stimato dai partner e dai leader Ue nei suoi 14 mesi alla guida dei giallo-verdi, ma visto come l’uomo capace di garantire le nozze tra Di Maio e Zingaretti e di tenere i cinquestelle, forza pur sempre percepita come populista e poco affidabile, ancorati alla nuova avventura, questa volta con il Pd.
Il primo a esporsi pubblicamente è stato Donald Tusk: «Giuseppe Conte è stato uno dei maggiori esempi di lealtà in Europa», ha affermato sabato scorso al G7 di Biarritz il presidente del Consiglio europeo, come tale l’uomo che incarna il sentimento degli altri leader. Poi l’abbraccio plateale al premier italiano da parte di Angela Merkel. Le lodi di Macron. Ieri infine i saluti affettuosi degli altri capi di Stato e di governo, che lasciando Biarritz a quattr’occhi hanno augurato a Conte di vederlo tornare presto tra loro.
Non a caso, visto che nelle ultime ore, a torto o a ragione, tra le capitali si è sparsa la voce che l’eventuale affondamento di Conte da parte dei dem farebbe saltare anche il matrimonio tra gialli e rossi. E così non sono mancate le pressioni nemmeno su Nicola Zingaretti, con il segretario dem raggiunto da diverse telefonate ed sms da parte dei leader della famiglia socialista, i più indicati a esprimere il sentimento comune tra le Cancellerie dell’Unione, anche di quelle in mano a popolari o liberali. Si parla di contatti da parte della Spd tedesca, al governo con Angela Merkel, di Sanchez e Costa, i premier di Spagna e Portogallo ad oggi guida del Pse e membri influenti del Consiglio europeo.
Per gli europei d’altra parte è fondamentale l’allontanamento di Matteo Salvini e della sua truppa sovranista dal governo. Tanto che ora l’Italia da problema numero 1 per l’Unione al pari della Brexit, può tornare ad essere annoverata tra i grandi Paesi che cercano soluzioni per far avanzare l’Europa. Evitando tra l’altro che a Bruxelles atterri quel commissario leghista che avrebbe squalificato il Paese e messo in imbarazzo l’esecutivo comunitario. Non a caso tra i palazzi del governo si è sparsa la voce che anche Ursula von der Leyen, dal primo novembre presidente della Commissione europea, tramite canali riservati avrebbe fatto arrivare il proprio gradimento all’alleanza giallo-rossa. Che sarebbe pronta a battezzare premiando la personalità che sarà eventualmente designata come commissario Ue dal Pd in caso di Conte bis: l’ex ministro tedesco sarebbe pronta a derogare alla richiesta di mandare a Bruxelles una donna e riserverebbe al candidato italiano, si parla di Padoan o Gualtieri, un portafoglio di primissimo piano. Un modo per ancorare Roma alle dinamiche europee. Non per questo l’Italia deve aspettarsi grandi regali sui conti pubblici o suoi migranti, ma già il fatto che tornerà a parlare con una voce europeista, evitando lo scontro permanente con Bruxelles e le altre capitali, cifra dei gialloverdi, le permetterà di tornare nei giochi e di incidere sulle decisioni fondamentali per il futuro della Ue e del Paese. E i benefici non mancheranno.