ItaliaOggi, 27 agosto 2019
Periscopio
Per l’intellettuale niente caffelatte: rompe il digiuno con un tè cinese e un grape fruit (vulgo, pompelmo). Eugenio Montale. Corsera, 1951.Il populismo di Salvini ha una connotazione razzista più intossicante del populismo del M5S. Sono i capi delle dittature che indossano le divise. In lui c’è uno scimmiottamento che cerca di far riemergere l’anima più torbida del popolo italiano. Massimo D’Alema (Vittorio Zincone). Sette.
Nell’ultimo decennio abbiamo mostrato circa 1.500 opere. Con i nuovi spazi arriveremo a 2.400, più o meno. Quello che migliorerà sarà la rapidità della rotazione delle opere. Glenn Lowry, direttore del Moma di New York (Francesco Bonami). La Repubblica.
Il Parlamento non dovrebbe indagare sul presunto finanziamento russo della Lega perché c’è già la Procura di Milano, una delle migliori in Italia, che indaga su questo caso con magistrati molto più preparati e attrezzati di quanto possiamo esserlo noi parlamentari. Le commissioni d’inchiesta con i poteri dell’autorità giudiziaria furono concepite dal costituente solo come un’eccezione e invece stanno diventando la regola. Pier Ferdinando Casini (Dino Martirano). Corsera.
Nessuno come Antonio Patuelli è trapassato intatto dalla Prima alla Seconda repubblica, reinventandosi. Noto come politico negli scorci del secolo scorso, è tuttora personaggio di prima grandezza ma nel campo della finanza. Gli antipodi. Sicuramente, è il notabile del passato che si è meglio imposto nel presente, rinascendo come la fenice dalle ceneri di una stagione morta. Ieri, fu deputato e vicesegretario del Pli, oggi è presidente dell’Abi (la Confindustria delle banche). Ma i due Patuelli non si parlano. Giancarlo Perna. LaVerità.
Con Craxi alla metà degli anni Ottanta avevamo stabilito insieme che, dopo il voto, avremmo dovuto fare un governo coi comunisti. Craxi era d’accordo. Andai da Gerardo Chiaromonte, Pci, per chiedergli se, vista l’opera di risanamento dei conti pubblici che eravamo chiamati a mettere in campo, il Pci avrebbe gestito meglio quel passaggio stando nel governo oppure solo appoggiandolo da fuori. «Senz’altro stando dentro», mi rispose. Dopo le elezioni, però, Craxi si rimangia la parola. Invece di un comunista, com’era nel piano originario, eleggiamo Oscar Luigi Scalfaro alla presidenza della Camera. E successivamente, dopo la strage di Capaci, alla presidenza della Repubblica. Al suo posto, a Montecitorio, finalmente arriva un comunista, Giorgio Napolitano. Ma lo schema del governo col Pci era ormai saltato. Ciriaco De Mita (Tommaso Labate). Stette, Corsera.
La nostra scuola è la vera tragedia italiana. Se si vuole cambiare il Paese, prima di tutto bisogna riformare la scuola. Pagare il triplo gli insegnanti e selezionarli sulla base del merito. Dalla qualità degli insegnanti dipende la preparazione dei giovani. E dalla preparazione dei giovani dipende il nostro futuro. Da lì tutto il resto: a partire dalla politica. E magari anche la letteratura. Cesare Cavalleri, editore di Ares (Luigi Mascheroni). Il Giornale.
Ci sta che un direttore Rai decida di cambiare e quindi mi escluda. Ma qui ci sono anche due aspetti da valutare: c’è un contratto in corso e dovrebbe valere anche quello che uno ha fatto per l’azienda. Sono sempre stata un soldato per la Rai, ho sempre detto di sì, non mi sono mai tirata indietro, anche quando, dopo il Sanremo del 2010, potevo permettermi di puntare i piedi: ma non fa parte del mio carattere e non l’ho mai fatto. Antonella Clerici, presentatrice tv (Renato Franco). Corsera.
Verso la fine degli anni 40 esplodeva rigogliosa la stagione del neorealismo. Che ti devo dire? A me è parso un fenomeno che, accanto ad alcuni indiscutibili capolavori, ha prodotto parecchie cose mediocri. Ho imparato molto più da Antonioni, Visconti, Blasetti che dal neorealismo. Il tramite fra Blasetti e me fu Goliarda Sapienza. Andavo sul set mentre Goliarda, che sarebbe stata per tanti anni la mia compagna, recitava. Io e Nanni Loy, mio compagno di regia, ci nascondevamo in teatro per vederlo dirigere. Una lezione di regia. Altro che Centro sperimentale o neorealismo! Citto Maselli, regista (Antonio Gnoli). la Repubblica.
È stato mio figlio Edoardo che mi ha convinta a tornare sul set. Mio figlio si era innamorato del libro di Roman Gary, me lo ha fatto leggere. È la storia di un’anziana ebrea deportata ad Auschwitz che accudisce Momò, figlio di una prostituta. Sophia Loren, attrice (Silvia Fumarola). la Repubblica.
Era, il loro, un appartamento non grande, e dal perimetro irregolare: le stanze con certi angoli strani, ottusi, o acuti, come se il progettista avesse dovuto ritagliarsi lo spazio in un’area angusta. Dagli infissi economici penetravano spifferi molesti: specialmente in due stanze aguzze, sporte come la prua di una nave sul vuoto della vasta piazza, ed esposte a nord. Lì il sole non arrivava mai, e in compenso il vento, nelle giornate di marzo, batteva e ululava come se volesse sollevare l’intero palazzo; cosa che metteva Teresa in uno stato di inquietudine, quasi che il caseggiato fosse un albero, e lei una gazza nel nido, sui rami oscillanti. Marina Corradi, L’ombra della madre. Marsilio, 2017.
Un conoscente, di mestiere muratore, lamenta di avere fatto studiare il figlio. Non solo, nonostante i titoli ottenuti, è disoccupato. Ma, cooptato nel mestiere del padre, non riesce a farlo. «Quando lo porto con me, la sola cosa che vuole fare è dare la tinta. Hai voglia a spiegargli che prima il muro va preparato, rintonacato, scartavetrato, e solo dopo lo si può dipingere. Lui, che ha studiato, dice che non serve, e che comunque non gli dà soddisfazione». È una buona immagine di quello che è diventata l’istruzione pubblica: una mano superficiale di vernice su un muro non preparato, da cui la tinta velocemente si staccherà. Silvia Ronchey, la Repubblica.
Ha collaborato anche al film Rua Alguem, 5555, uscito con il titolo My father. Charlton Heston si fece vivo con il regista Egidio Eronico per avere la parte di Josef Mengele, il Dottor Morte di Auschwitz. Il film è imperniato sull’unico figlio, che va a trovarlo a Manaus, in Amazzonia, per la prima volta. Ho potuto conoscerlo. È un caso umano. Si chiama Rolf Mengele, vive in un paesino sul confine franco-tedesco. Suo padre era ossessionato dalle ricerche sui gemelli. Li uccideva in coppia con iniezioni di fenolo al cuore per comparare le reazioni mentre morivano. Marcello Pezzetti, direttore del nascente Museo della Shoah di Roma (Stefano Lorenzetto). Corsera.
La pazienza non è mai troppa. Ma solo per chi non la perde. Roberto Gervaso. Il Messaggero.