Corriere della Sera, 27 agosto 2019
Due scrittori italiani non-bestseller e non giallisti da consigliare
WIMBLEDONX
Camilleri, Scurati, De Giovanni, Carofiglio, Simoni. E Stefania Auci, la vera novità. La top ten di queste settimane contiene una maggioranza di autori italiani, cosa impensabile fino a qualche anno fa. Merito soprattutto del giallo, che da noi ha avuto un sensibile sviluppo nell’ultimo ventennio, anche grazie all’urto potente del commissario Montalbano. In precedenza il giallo italiano era percepito per lo più come genere minore da edicola. Oggi, come accade spesso nelle cose italiche, tutto si è capovolto: il giallo è sentito come La Letteratura (maiuscola) per eccellenza in virtù dei successi mangiatutto. Il romanzo storico fa il resto, meglio se romanzo storico d’investigazione. C’è, naturalmente, molto altro che rimane purtroppo nelle retrovie. E se dovessi segnalare due non-bestseller recenti, consiglierei agli ultimi vacanzieri almeno una coppia di titoli che non sta dentro nessun genere prestabilito. Primo: Alessandro Zaccuri con Nel nome, uscito da NN, l’editore di Kent Haruf e di Jesmyn Ward (grandissima faulkneriana di oggi). È una ricognizione sul nome di Maria, «un gioiello fuori del tempo, una bellezza che non conosce mode». Narrazione che va dalle immagini evangeliche ai dipinti di Giotto, a Miss (Mary) Quant che inventò la minigonna, alle Marie in incognito, fino agli ultimi giorni di una madre malata: pagine autobiografiche bellissime che non ho letto in nessun bellissimo giallo e che culminano in quattro versi di Giorgio Caproni. Così da darci l’idea di come la letteratura migliore parli la lingua della nostra esperienza, le dia voce e a volte conforto (sono parole di Zaccuri): «Mi fanno capire [quei versi] che cosa ho vissuto e, in questo modo, mi permettono di non vivere invano». Il secondo personalissimo non-bestseller della mia personalissima classifica è una raccolta di (mini)racconti: La Terra e il suo satellite di Matteo Terzaghi (Quodlibet). Testi buffi, svagati, lunari, ironici, divaganti nel solco del grande scrittore svizzero Robert Walser, autore tra l’altro di un libro di simil-temi scolastici. E i «componimenti» di Terzaghi sarebbero da consigliare agli studenti che entrano nell’anno della maturità. Con un motto: «Scrivere significa accalorarsi in silenzio». Utile non solo agli scrittori. Per esempio: «Governare è accalorarsi in silenzio», che ne dite?