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 2019  agosto 26 Lunedì calendario

Tutte le bufale su Leonardo

Un verso di Friedrich Hölderlin caro a Martin Heidegger dice che “là dove cresce il pericolo, / cresce anche ciò che salva”. Non ci sono parole migliori per accostarsi a questo benedetto anno leonardiano, che ricorda che l’artista più famoso della storia occidentale morì il 5 maggio del 1519.
Mai come oggi, infatti, Leonardo è pericoloso. E mai come oggi Leonardo può salvarci.
Nel 2011 un programma satirico della Rai (Niente di personale, condotto da Paola Cortellesi) ha dedicato una deliziosa miniserie (I misteri di Leonardo) alla parodia della ‘leonardomania’: Leonardo e le profezie dei Maya, Leonardo e le scie chimiche… Quando la satira televisiva si occupa di qualcosa, significa che il fenomeno è abbastanza esteso da risultare riconoscibile alla maggioranza degli spettatori: Leonardo da Vinci è oggi un divo universale. Ma lo è in un modo che avrebbe con ogni verosimiglianza destato il suo sconcerto. Una tappa fondamentale in questo processo involutivo è stato il Codice da Vinci, il best seller (2003) dello scrittore americano Dan Brown. Presentato all’inizio come un romanzo basato su ricerche storiche originali, è in verità un abile montaggio di vecchie leggende metropolitane: dal rapporto di Leonardo con il Santo Graal (il mitico calice in cui Gesù avrebbe bevuto durante l’Ultima cena) alla pretesa relazione tra Gesù e Maria Maddalena. Il tutto, intrecciato ad una trama da thriller televisivo di cassetta, ha avuto uno straordinario successo, ed è riuscito a spostare (nell’immaginario di milioni di persone) la figura di Leonardo dalla storia e dalla storia dell’arte all’ambito della leggenda.
Oggi non si contano le attribuzioni folli a Leonardo pittore: si passa da sofisticate operazioni commerciali intorno a quadri dubbi, e spesso molto guasti, che riescono a raggiungere quotazioni milionarie fino a croste di provincia che conquistano qualche minuto di celebrità su giornali locali prima di precipitare nuovamente nel buio. Un altro filone fortunatissimo è quello della ricerca di iscrizioni, forme, figure le più bizzarre e impensabili nei quadri celeberrimi dell’artista: alla ricerca di un letterale ‘codice da Vinci’. In genere i risultati di queste mirabolanti ‘scoperte’ riguardano i rapporti di Leonardo col potere (i Templari sono tra i protagonisti preferiti) e col sesso (in tutte le combinazioni possibili: uno strepitoso kamasutra leonardiano). Si moltiplicano i musei con più o meno attendibili ricostruzioni di macchine leonardesche e le proiezioni immersive accompagnate da testi surreali. La ricerca delle ossa della Gioconda e quella, renzianissima, della Battaglia di Anghiari (la grande e sfortunata pittura murale di Palazzo Vecchio a Firenze, che sappiamo essere invece andata interamente perduta) sono solo gli episodi più noti di questa nuova stagione.
Nel discorso pubblico italiano, Leonardo sta diventando insomma una colossale fake news, che può essere combattuta solo con dosi massicce di scetticismo storico, e soprattutto di diffusione della conoscenza.
È esattamente quello che speriamo succeda quest’anno: l’augurio è che possiamo riprenderci Leonardo. Il Leonardo storico, e il vostro personalissimo Leonardo.
Scegliete un’opera: una sola. Che sia il grande Cenacolo di Milano, inesauribile teatro di interiorità umana, la visionaria Adorazione dei Magi degli Uffizi o lo struggente San Girolamo dei Musei Vaticani, o uno dei suoi tanti disegni esposti. Documentatevi su quell’opera: liberandovi di ogni marketing, di ogni retorica, di ogni luogo comune. Andate alle fonti. Le vite di Vasari, le voci dei vari dizionari Treccani e tutte le altre risorse credibili che si trovano gratuitamente sulla rete, per esempio. E poi andate a vedere l’opera che avete scelto: senza curarvi di tutti gli altri meravigliosi quadri che la circondano. Come si va in biblioteca per cercare e leggere un solo libro, così si può – si deve – andare in un museo per ‘guardarsi negli occhi’ con una singola ‘persona’. Ogni opera d’arte è infatti un individuo irriducibile, e d’altra parte nessuno come Leonardo è riuscito ad infondere nei suoi volti una vera, irripetibile, vita personale. Fragile ed eterna come ogni persona viva.
Leonardo ha scritto che “il cimento delle cose dovrebbe lasciar dare la sentenzia alla esperienzia”: cioè che l’unica via per conoscere veramente è il contatto diretto con le cose. E ha scritto anche che “chi disputa allegando l’autorità, non adopra l’ingegno ma piuttosto la memoria”: avere ingegno (la parola da cui viene ‘genio’) significa non fidarsi, ma usare il pensiero critico. Che è la chiave di ogni vera cultura, è la strada per diventare davvero cittadini sovrani. Dunque, se oggi avvicinarsi a Leonardo può essere pericoloso, conoscere Leonardo può salvarci: vaccinarci da tutte le superstizioni e le false notizie che si affollano sulle nostre teste.
Nell’eclissi del vero Leonardo anche noi storici dell’arte abbiamo una grande responsabilità: se non altro per non aver fatto conoscere la gioia, l’intensità, l’emozione di un vero contatto con questa straordinaria figura di artista e pensatore, oltre che con le sue altissime opere che, per fortuna, la Toscana e l’Italia conservano ancora. Dunque, godiamoci Leonardo: quello vero.