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 2019  agosto 26 Lunedì calendario

Solo il 7 per cento dei leghisti vogliono tornare con i grillini

 I leghisti non ne vogliono più sapere dei grillini. Ormai li odiano. Il sondaggio pubblicato ieri dal Sole24Ore, oltre a confermare la leadership di Salvini che nonostante tutto è ancora al 33-34%, segnala che appena il 7% degli elettori del Carroccio sarebbe favorevole a rivedere un governo giallo-verde. I due dati, i primi ufficiali dopo la rottura del governo e del siparietto di Conte al Senato, testimoniano come Matteo sia ancora il politico più popolare, con una forza (per ora) incontrastata tra i cittadini. Una considerazione confermata da un’analisi dell’istituto Cattaneo, (...) segue dalla prima giuliano zulin (...) esperto nei flussi elettorali. Ad esempio, «tra gli intervistati che dichiarano di sentirsi più vicini al M5s, più della metà (56,6%) indica come secondo partito la Lega e solo il 15,6% il Pd. L’esperienza di governo gialloverde sembra, quindi, aver contribuito a coagulare gli elettorati dei due partiti, almeno fino alla caduta dell’esecutivo guidato da Conte. È, in parte, anche da qui che derivano le molte proteste esplose sui social negli ultimi giorni, in particolare tra i simpatizzanti dei cinquestelle. Peraltro, proprio la Lega sembra aver sostituito il M5s come “partito delle seconde preferenze” per molti italiani. In passato – spiega l’istituto Cattaneo – era il partito di Di Maio quello indicato come seconda scelta dagli elettori degli altri partiti. Ora, invece, è il Carroccio ad essere indicato sempre più spesso come seconda scelta, in termini di vicinanza ideologica, dagli elettori di Forza Italia (per il 56,1%), di Fratelli d’Italia (per il 59,4%) e anche per i cinquestelle (56,6%)». Il consenso di Salvini è dunque trasversale e proprio per questo ha potuto permettersi di aprire una crisi a Ferragosto, mandando su tutte le furie i politici politicanti, attaccati alla poltrona. Certo, ha perso qualcosa da quel 38-39% di fine luglio. Però le percentuali della Lega restano di tutto rispetto. Il merito è aver intercettato il consenso della classe media, della maggioranza silenziosa del Paese che non è rappresentata da mass media, sindacati e organizzazioni non governative, ma che manda avanti l’Italia pagando tasse e facendo sacrifici familiari ogni giorno, senza mai ricevere un grazie o l’attenzione del governante di turno. Ecco, Salvini ha capovolto la realtà. Il “prima gli italiani” è banalmente questo. E poi Matteo ha regalato un sogno alla maggioranza silenziosa: l’italia può tornare a stare meglio e a sentirsi felice, come prima dell’euro. La Ue, la burocrazia, certi giudici, i clandestini e le tasse sono i nemici. Chiunque si accosti a tali argomenti viene giudicato traditore dal “capitano” e da gran parte degli italiani. E chiunque blocchi ogni cambiamento passa per “signor no”, degno di essere scaricato in nome di questo “piano Italia” che Salvini ci ha raccontato in questi mesi. Così è ovvio che i leghisti non ne vogliano più sapere dei grillini. Già erano diffidenti all’inizio, figuriamoci ora, dopo aver assistito a una serie di errori e indecisioni, che hanno spinto anche parecchi elettori cinquestelle a preferire la Lega. I pentastellati non volevano le Olimpiadi di Milano-Cortina: sconfitti. Toninelli ha perso mesi per decidere un commissario per Genova, dopo la tragedia del ponte, quando ce l’aveva davanti agli occhi: il sindaco del capoluogo ligure. Di Maio ha mandato in bestia gli imprenditori con il decreto dignità, ma non contento ha pure preso in giro i signori del Pil definendoli «prenditori». Il Movimento ha fatto il diavolo a quattro sulla Tav: sconfitto. Bonafede non ha risolto un problema della giustizia. Anzi ha introdotto il “trojan” in modo da spiare meglio gli italiani. La Tap, il gasdotto che farà calare il prezzo delle bollette, è stato rifiutato da M5S. Adesso è quasi completato e i bagnanti salentini non se ne sono nemmeno accorti. Battuti i grillini. Gigino è diventato ministro e aveva da gestire 140 tavoli di crisi. Sono aumentati. Salvini invece ha fermato i clandestini e ha provato a mettere una pezza ai danni grillini. È bastato questo per prosciugare elettori a Di Maio e per avere una conferma: vai avanti, ma basta con i “signor no”.