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 2019  agosto 26 Lunedì calendario

Jonhson minaccia di non pagare l’Ue

Bastava guardare le facce del G7 di Biarritz. Boris Johnson che scherzava soprattutto con Trump, che lo ha definito “il migliore di tutti, altro che May”, con Macron, Merkel. E poi c’era Donald Tusk, il presidente del consiglio europeo, che lo guardava stizzito e severo, dopo lo scontro di sabato su chi fosse “Mr No Deal”, e cioè il principale responsabile della sempre più probabile uscita “senza accordo” del Regno Unito dall’Ue, dalle conseguenze economiche potenzialmente gravi.
Ieri Tusk e il premier britannico si sono visti da soli, “l’incontro è stato cordiale e positivo” ma, al di là delle frasi di circostanza, le posizioni di Regno Unito ed Europa restano distanti, innanzitutto sul “backstop”, la clausola voluta dall’Ue nell’accordo con l’ex premier Theresa May che contempla la permanenza di Londra nell’unione doganale europea qualora non si trovasse un accordo sull’annoso confine irlandese, dove vige una fragile pace grazie all’assenza di frontiere tra Uk e Irlanda.
Johnson vuole sradicare il backstop dall’accordo e ha deciso che si esce a tutti i costi il 31 ottobre, anche col No Deal. Continua così il sonnambulismo suo e dei leader europei: dietro i sorrisi di circostanza, tutti restano sulle loro posizioni per scaricare a tempo debito la colpa all’altro, mentre il baratro del No Deal è sempre più vicino. A fregarsi le mani è Donald Trump che non vede l’ora di firmare un accordo commerciale con Londra “libera dalle catene dell’Ue": sarebbero 5 miliardi in più per gli Stati Uniti.
E così Johnson ieri ha reiterato la minaccia: «Se l’Ue non ci viene incontro (sul backstop), usciremo senza accordo, e non pagheremo i 39 miliardi di sterline pattuiti per il divorzio». Il Sunday Times parla di possibili elezioni anticipate da Boris al 17 ottobre per sbarazzarsi di conservatori europeisti e laburisti: improbabile, ma non impossibile. Intanto oltremanica è panico No Deal: quasi un britannico su 10 ha iniziato a fare scorte di alimenti e medicinali qualora il 1 novembre si ingolfassero le importazioni alla frontiera. I malati cronici temono di morire qualora i loro medicinali venissero a mancare: molte scorte sono state accumulate ma basteranno? Infine: pare che oltre 200mila britannici residenti in Europa, in gran parte pensionati, siano pronti a tornare in patria vista l’incertezza dei cittadini Uk in Ue post Brexit (e viceversa): il loro arrivo potrebbe far collassare la sanità pubblica già al limite.