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 2019  agosto 26 Lunedì calendario

La lista dei farmaci introvabili

Può capitare a chi prende un farmaco anticancro, a chi ha bisogno di un antibiotico, o ancora a chi sta curando una malattia neurologica cronica. Un giorno non trova più la sua medicina: in farmacia o nel reparto ospedaliero allargano le braccia. Spesso ci sono molecole alternative, quindi basta rivedere la terapia, ma qualche volta bisogna attaccarsi al telefono, protestare, implorare, farsi aiutare in qualche modo. Le carenze di farmaci sono ormai un problema continentale. Poche settimane fa il ministro alla Salute francese ha lanciato un allarme, e promesso una riorganizzazione del sistema di approvvigionamento e una semplificazione dei rapporti con l’industria. L’Italia non fa eccezione e anzi, per una delle radici del fenomeno, l’esportazione delle medicine più costose, è tra chi ha più problemi.
Aifa, l’Agenzia italiana del farmaco, tiene costantemente sotto controllo le cosiddette carenze temporeanee. La lista pubblicata in questo momento è lunghissima: contiene 2.253 medicinali (dentro ci sono anche diverse formulazioni degli stessi principi attivi). Spesso sono molecole vecchie, che nessuno usa più, o doppioni, farmaci facili da sostituire e che sono rimasti nel prontuario, notoriamente troppo esteso con le sue 16mila preparazioni. E allora è più interessante andare a vedere per quanti medicinali Aifa ha autorizzato Asl e farmacie a comprare all’estero, perché quello è il segnale che ci sono pazienti cui è materialmente mancata la terapia. Questa seconda lista oggi contiene 237 nomi (per circa 170 principi attivi): quelli degli introvabili. Ci sono antidolorifici, vaccini, antibiotici, ormoni, calmanti. Un po’ di tutto.
Le carenze sono un problema complesso da affrontare anche perché hanno più cause. «La maggior parte dei casi sembrano legati a problemi sorti lungo la catena produttiva, ad esempio nella fase di reperimento e preparazione delle materie prime, dei prodotti intermedi, nel confezionamento o anche nella fase di distribuzione del prodotto finito», spiega Luca Li Bassi, direttore di Aifa, dove da poco è stato istituito un gruppo dedicato a questi problemi. «Mentre anni fa questi passaggi produttivi erano a carico di una o due aziende – prosegue Li Bassi – oggi ne possono essere coinvolte anche 5 o 6. Poi la globalizzazione dei mercati farmaceutici ha portato a una riduzione sostanziale del numero di produttori di materie prime. Con la conseguenza che, se c’è un problema con uno di questi, come è successo ad esempio per i sartanti (anti ipertensivi, ndr ) o più di recente per la bleomicina (antibiotico antitumorale, ndr ), molti Paesi, se non continenti interi, finiscono col pagarne le conseguenze in termini di disponibilità del medicinale».
Nel suo recente allarme, la Francia ha reso noti i dati dell’Ema, l’agenzia europea del farmaco, da cui emerge come quasi l’80% dei principi attivi oggi venga prodotto in India e Cina. Appena trent’anni fa questa era la percentuale dei produttori europei. Ad essere più a rischio sono i medicinali economici o quelli usati da pochi pazienti, e quindi meno redditizi per le industrie. Ma la carenza riguarda anche l’altro estremo, cioè i farmaci più costosi. In questo caso il pericolo sono i furti, che proprio quest’anno in Italia sono ripresi in modo importante.
Un ulteriore problema è l’esportazione parallela, consentita dalla legge ai grossisti e pure ai farmacisti. Ci sono medicinali che all’estero costano di più? Chi li distribuisce decide di toglierli dal mercato italiano per guadagnare di più altrove. Ci sarebbe proprio questo fenomeno dietro alla recente carenza di sei prodotti, per i quali ci sono stati anche casi di contraffazione. E cioè Neupro, contro il Parkinson, Clexane, un’eparina, Vimpat e Keppra, antiepilettici e Spiriva, per problemi respiratori. Un po’ diverso il caso del Sinemet, un anti Parkinson non costoso che quest’anno ha dato enormi problemi. È mancato per difficoltà produttive, ma Aifa ha deciso di contrastare la carenza applicando per la prima volta il blocco delle esportazioni, norma inserita dalla ministra Giulia Grillo nel decreto Calabria. Quando in Italia sono finalmente tornate un po’ di dosi, si è voluto evitare che sparissero di nuovo.