Corriere della Sera, 26 agosto 2019
Conte alla cena del G7
Roma Tutti gli chiedono. Macron vuole un pronostico, la Merkel gli domanda quante chance ha di restare a Palazzo Chigi, riceve pacche sulle spalle, incoraggiamenti, insomma è circondato da affetto e premure e anche da quel pizzico di soddisfazione, soprattutto di Francia e Germania, sul periodo difficile di Salvini: nelle cancellerie europee, almeno nella maggioranza di esse, si brinda al fatto che il leader della Lega possa finire all’opposizione.
A tutti coloro che chiedono, Giuseppe Conte risponde con molta diplomazia, oppone un riserbo quasi tetragono. L’unico commento che fa è su stesso, quando gli chiedono se esistano delle chance di continuare a frequentarlo nei vertici internazionali: «Io sono sereno, vedremo, di sicuro auspico per il mio Paese che ci possa essere un governo stabile che sia di legislatura, che possa rassicurare i mercati e procedere con le riforme intraprese sotto la mia guida».
Sono scampoli di G7, dove il premier si è presentato alla cena dei leader accompagnato dal figlio Niccolò in giacca e cravatta. Sono quasi prove di arruolamento di Giuseppe Conte a figura internazionale di cui l’Italia non può fare a meno. Indubbiamente Conte in queste ore è l’ago della bilancia, il no di Fico ad un trasloco a Palazzo Chigi lo ha rilanciato, Di Maio lo indica come condizione essenziale, suo malgrado Zingaretti che lo aveva velocemente archiviato è costretto a fare i conti con l’ombra del premier che da Biarritz si allunga su Roma.
In carica per l’ ordinaria amministrazione, assume una straordinaria valenza su un parterre di giocatori che non riescono ad impadronirsi della palla. Di tornare in aula all’Università non sembra avere intenzione. Ha scoperto dai sondaggi di avere un alto indice di gradimento e intende sfruttarlo, vuole incrementarlo. Sembra che nutra una grossa ambizione: giocare in proprio come un Macron italiano.
Nulla è ovviamente scontato, i boatos dal Parlamento dicono che il M5S potrebbe piegarsi alla richiesta della dirigenza del Pd e convergere su una figura indipendente, ma è anche vero che la posizione è quasi inflessibile e, forse, alla fine potrebbero essere i dem a piegarsi. I grillini ribadiscono: «La soluzione è Conte, il taglio dei parlamentari e la convergenza sugli altri 9 punti posti dal vicepremier Luigi Di Maio. Non si può aspettare altro tempo su delle cose semplicemente di buon senso. È assurdo».
Insomma è un muro contro muro, dagli esiti imprevedibili, aperto a tutte le soluzioni.