la Repubblica, 24 agosto 2019
Peppa Pig cambia accento (diventa americana)
Dopo i pub ai cinesi, ieri è stato il turno di Peppa Pig, la maialina dei cartoni animati più famosa al mondo, venduta agli americani, insieme alla sua casa di produzione Entertainment One, al gigante dei giocattoli statunitense Hasbro per circa 3,6 miliardi di euro. Un acquisto colossale: da una parte Entertainment One che, oltre al suo gioiello inglese Peppa (marchio rilevato nel 2015 dagli studi Astley Baker Davies per 140 milioni di sterline) produce e distribuisce film e serie come The Walking Dead, Twilight e Hunger Games.
Dall’altro il gigante Hasbro, che ha sfruttato negli anni marchi storici come il Monopoli, i franchise di Transformers e Little Pony, Play-Doh, e che adesso vuole investire sempre più nell’intrattenimento prescolare dedicato a bambini e famiglie.
Così Londra dice addio alla mitica maialina Peppa, creata nel 2004 dai disegnatori inglesi Neville Astley e dal 60enne Mark Baker, che nel corso della carriera si è sempre distinto per un tratto semplice ma acuto, soprattutto per lavori più sofisticati come The Hill Farm e The Village nominati all’Oscar. Il successo vero, però, è arrivato con la suina Peppa e le sue ilari avventure, in questi anni giunte in oltre cento Paesi e tradotte in 40 lingue, spopolando persino in Cina. Globalmente, le serie animate di Peppa Pig in tv e altre piattaforme hanno sinora realizzato 34 miliardi di visualizzazioni.
Intanto, qualche giorno fa, la secolare compagnia di pub inglesi Greene King è stata ceduta per oltre 5 miliardi di euro a CK Asset Holdings di proprietà dei Li, la più ricca famiglia di Hong Kong. Ma il trend è molto più vasto: negli ultimi due mesi sono finiti all’estero asset di eccellenze britanniche per 28 miliardi di euro. Tra questi: la statunitense Advent International che per 4,5 miliardi ha incorporato Cobham (settore aerospaziale e difesa). La Lego, tramite la britannica Merlin, ha acquisito Madame Tussaud e i parchi Legoland per quasi 7 miliardi, oppure Just Eat venduta agli olandesi di takeaway. com per 5,6 miliardi. Adesso, nel mirino degli investitori stranieri, secondo il Guardian, ci sarebbero i britannici supermercati Morrisons, la catena di alberghi Premier Inn e la rete Itv. Mai come ora gli imprenditori esteri sembrano interessati a portarsi a casa ogni prelibatezza dell’imprenditoria e della creatività del Regno Unito. Un altro effetto perverso della Brexit. Gli asset britannici fanno gola all’estero per il recente crollo della sterlina (ieri 1,10 euro), proprio a causa dell’incertezza legata all’uscita dall’Ue. Ma a Londra, alla fine, che cosa rimarrà?