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 2019  agosto 24 Sabato calendario

L’Amazzonia continua a bruciare e tutti danno la colpa a Bolsonaro


«È la distruzione. Tutti questi alberi avevano una vita. E ora? Guardate che spreco, che danni». Raimundo Mura si guarda attorno, sconsolato, quasi in lacrime. Il capo di una delle tribù indigene amazzoniche è circondato da uno scenario spettrale, fatto di cenere e cadaveri di alberi, quello che rimane di uno degli incendi che sta mettendo in ginocchio l’Amazzonia brasiliana. Intervistato da Sky News, Mura sa cosa fare: «Noi dobbiamo proteggere questo luogo. Io andrò avanti fino all’ultima goccia di sangue». Il polmone della Terra che dona agli esseri umani il 20% dell’ossigeno è di nuovo in pericolo. I primi a denunciarlo sono stati gli scienziati dell’Istituto di ricerca spaziale brasiliana con dati, raccolti attraverso i satelliti, che raccontano di una foresta allo stremo tra incendi e deforestazione, con dieci anni di vita a meno che non si agisca tempestivamente. Ma le immagini di incendi, 2.500 nuovi focolai in 48 ore) che divorano l’Amazzonia con nubi nere hanno scatenato forti reazioni internazionali.Emmanuel Macron è stato il primo a dare il via con un tweet al veleno indirizzato al presidente brasiliano Jair Bolsonaro, ritenuto responsabile di una politica ambientale poco accorta e negazionista. «La nostra casa sta bruciando. Letteralmente – ha twittato il presidente francese – la foresta pluviale amazzonica è in fiamme. È una crisi internazionale. Membri del vertice del G7, discutiamo di questa emergenza tra due giorni! #ActForTheAmazon». Al G7 di Biarritz iniziato ieri con i primi incontri informali, il Brasile non c’è. Ma Macron, seguito da altri leader, ha messo in agenda il Brasile senza il suo presidente, che gli ha replicato piccato: «Questi sono modi da colonialismo. Fuori luogo nel 21esimo secolo». Il presidente francese non si è fermato a un tweet. Ha fatto blocco con l’Irlanda per fermare l’accordo di libero scambio Ue-Mercosur. L’intesa raggiunta a giugno dopo 20 anni di negoziati, rimodula i dazi sull’import/ export di molti prodotti (carne, zucchero, vino cacao) ma vincola i paesi contraenti, la Ue da un lato e Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay dall’altro, alla lotta alla deforestazione e al rispetto degli impegni presi con l’accordo sul clima di Parigi. «Tenendo conto dell’atteggiamento del Brasile di queste ultime settimane – ha detto Macron – Bolsonaro ha mentito». Lo avrebbe fatto sui propri impegni in favore del clima durante il G20 di Osaka. «In queste condizioni, la Francia si oppone all’accordo», ha concluso l’Eliseo. Ma nel mirino potrebbero finire anche le importazioni di bovini e prodotti agricoli brasiliani, secondo la proposta della Finlandia presidente di turno della Ue. Bolsonaro se la ride. In un’intervista a una tv brasiliana ironizza sulle pressioni internazionali: «Ora sono Nerone». E intanto promette un intervento dell’esercito per spegnere gli incendi.Ma contro di lui hanno parlato il premier britannico Boris Johnson, l’Unione europea, il segretario dell’Onu Antonio Guterres, la cancelliera Angela Merkel (anche se da Berlino arrivano già i primi dubbi sullo stop all’accordo con il Mercosur). Silenzio totale dalla Casa Bianca. Nessun riferimento all’Amazzonia nei tweet di ieri di Donald Trump. Il dramma del polmone del mondo che brucia ha attirato l’attenzione anche di celebrità del mondo dello spettacolo, della cultura e dello sport: da Madonna a Cristiano Ronaldo.Anche l’icona dell’ambientalismo, Greta Thunberg, dalla prua della barca a vela che la sta portando a New York, ha invitato tutti i suoi sostenitori a manifestare davanti alle ambasciate brasiliane nel mondo. Pronta la risposta dei fan di Fridays for Future: ieri si sono tenuti sit-in di protesta in Spagna, Germania, Brasile, Messico, Norvegia, India Francia, Austria e Argentina.