Il Sole 24 Ore, 23 agosto 2019
Due ricette per non aumentare l’Iva
Punti di contatto, in primis sull’economia. A partire dalla necessità di tagliare il cuneo fiscale-contributivo, bloccare gli aumenti dell’Iva, dare una spinta agli investimenti “green” e a quelli per il Sud, rafforzare la lotta all’evasione. E dare il via a un’autonomia regionale sulla falsariga del modello “leggero” adottato dall’Emilia Romagna a guida Pd. Ma anche distanze ancora marcate sulla revisione della concessioni autostradali o sui contenuti della riforma bancaria. E due nodi tutti da sciogliere: la tempistica per il taglio dei parlamentari e la gestione dei flussi migratori. Al netto delle diverse strategie politiche che dovrebbero portare alla nascita di una nuova maggioranza “giallo-rossa” tutt’altro che scontata, il “decalogo” programmatico illustrato da Luigi Di Maio, che conferma sostanzialmente molte delle priorità indicate nell’ultimo anno e mezzo dal M5S, può saldarsi, almeno sulla carta, almeno per una fetta cospicua con i cinque punti approvati dalla direzione del Partito democratico per dare il via alla trattativa per la nascita di un governo.
La manovra prima di tutto. Un’urgenza per Nicola Zingaretti così come per Di Maio, che uscendo dal colloquio con il capo dello Stato ha evidenziato i rischi per il Paese di un eventuale “sconfinamento” nell’esercizio provvisorio. Il sentierio è comune: una manovra sostenibile per il Paese e per i conti pubblici, rispettando il più possibile i parametri Ue. Con un chiaro punto di partenza: la sterilizzazione delle clausole di salvaguardia da 23,1 miliardi nel 2020. Ma anche con tre precise direttrici su cui sembrano poter convergere Cinque stelle e Dem: taglio del cuneo fiscale-contributivo per imprese e lavoratori; sostegno agli investimenti, a cominciare da quelli che garantiscono la sostenibilità ambientale; contrasto dell’evasione.
Margini per un intesa sembrano esserci anche sul lavoro (priorità di entrambi i partiti), con Di Maio che insiste sul salario minimo. Analoga la situazione sul fronte delle misure per la famiglia e la natalità, per la casa e la disabilità e sulla sburocratizzazione. Sul Sud le due ricette sono simili, anche se uno scoglio potrebbe essere rappresentato dal ruolo della Banca pubblica per gli investimenti, molto cara ai Cinque stelle. Convergenza già evidente sulla tutela della scuola e della sanità pubblica. Distanze ridotte anche sull’impianto dell’autonomia, che nel decalogo del M5S è diventata «differenziata» in parallelo alla riforma degli enti locali, quindi vicina al “sistema-Bonaccini” adottato in Emilia Romagna.
Più complessa appare invece la trattativa sul capitolo delle infrastrutture, inserite nel decalogo del M5S alla voce “tutela dei beni comuni”, mentre per il Pd è uno dei temi su cui indirizzare la manovra. I Cinque stelle tra l’altro ribadiscono la necessità di rivedere le concessioni autostradali, su cui il Pd sembra frenare. Sul reddito di cittadinanza non dovrebbero crearsi frizioni, mentre “quota 100” potrebbe essere oggetto di confronto per un restyling che potrebbe essere chiesto dai democratici. Tutta da giocare la partita sulla riforma sistema bancario e pure quella sul conflitto d’interssi. Un compromesso sembra invece già alla portata sulla riforma della giustizia avviata dal ministro Bonafede. Tutto sarà però condizionato da un accordo imprescindibile sul taglio dei parlamentari, da realizzare entro la legislatura per il M5S mentre il Pd che chiede l’aggancio a una nuova legge elettorale. Ma anche sicurezza e immigrazione incideranno nella trattativa tra M5S e Pd.