la Repubblica, 23 agosto 2019
Programmi: i 10 punti del M5s e i 3 del Pd
Questione di programmi, idee e culture diverse, certo; ma anche differenze lessicali facilmente superabili, se c’è la volontà politica. Ecco le possibili e ragionate convergenze tra i dieci punti dei 5 Stelle e i tre del Pd presentati oggi al presidente della Repubblica. Taglio parlamentari e riforme
Luigi Di Maio mette la questione al numero 1, ma calibra bene le parole: «Per noi deve essere un obiettivo di questa legislatura». Quindi ci sono altri tre anni di tempo per, eventualmente, ricalibrare il provvedimento assieme al Pd. I dem non sono contrari a una riforma in sé – la riduzione degli eletti era anche uno dei temi centrali del famoso referendum del 2016 – vorrebbero però legarla a una nuova legge elettorale proporzionale.
La manovra
Per il M5S dovrà essere «equa», ed equità è la parolina magica della sinistra. Salario minimo, taglio del cuneo fiscale, misure a sostegno delle famiglie, della natalità, dei disabili e per l’emergenza abitativa: tutte proposte che suonano familiari al Pd. «Svolta delle ricette economiche e sociali, in chiave redistributiva, che apra una stagione di investimenti», recita il quinto punto enunciato da Nicola Zingaretti. Ridurre le disuguaglianze, insomma, sembra essere una volontà comune.
Ambiente
Un’Italia al 100 per cento rinnovabile e un “Green New Deal”, è la richiesta del Movimento. Quest’ultimo punto è un fiore all’occhiello della proposta politica dei socialisti dem americani come Alexandria Ocasio- Cortez e Bernie Sanders; ma anche lo stesso Zingaretti ne firmò il manifesto lo scorso marzo. E infatti è il terzo punto del Pd, «sviluppo basato sulla sostenibilità ambientale». Sul no alle trivelle e ai termovalorizzatori dei 5 Stelle ci sono diversità di vedute, ma sono argomenti la cui discussione è facilmente rimandabile.
Conflitto di interessi (e Rai)
Una legge del genere, antico cavallo di battaglia antiberlusconiano, non è certo ostativo per il Pd. Così anche una nuova governance per la tv di Stato. Uno di quegli argomenti validi per tutte le stagioni, a cui nessuno sulla carta dice mai di no. Trattandosi poi oggi di una Rai salvinizzata, il modello Bbc – cioè sganciato dalla politica – fa comodo a entrambe le forze.
Autonomia differenziata
Sì alla richiesta avanzata da Veneto, Lombardia ed Emilia, recita il punto del M5S. In tutte queste regioni a livello locale il Pd era favorevole, quindi non c’è alcuna distanza.
Immigrazione
Il Pd pretende una «svolta profonda» sulle politiche fin qui messe in atto dal governo Conte. I 5 Stelle chiedono misure a «contrasto del fenomeno dell’immigrazione clandestina e della tratta degli esseri umani, con politiche mirate della Ue nei paesi di provenienza e transito». Oltre alla modifica del Regolamento di Dublino. Non vi è alcuna rivendicazione dei provvedimenti approvati né si fa cenno alla linea dura messa in campo da Salvini. Va ricordato che i due decreti sicurezza furono votati dal M5S
obtorto collo.
Beni comuni
Scuola pubblica, acqua pubblica, sanità pubblica. La linea tratteggiata dal M5S addirittura scavalca a sinistra il Pd e trova più convergenza, programmaticamente, con LeU. «Va avviata la revisione delle concessioni autostradali», aggiunge Di Maio. Anche sul punto, c’è maggiore sintonia con la sinistra-sinistra. Da notare che non vengono citate le grandi opere, tema che sarebbe stato di sicuro scontro con il Pd.
Giustizia, banche, Sud, lotta all’evasione fiscale
Tre punti del decalogo 5 Stelle vanno invece vagliati dai dem, entrando più nello specifico: dimezzare i tempi della giustizia (e chi non sarebbe d’accordo?); una riforma del sistema bancario, separando le banche di investimento da quelle commerciali (tema carissimo, anche questo, agli economisti della sinistra radicale); un piano di investimenti per il Sud. Pieno accordo tra M5S e Pd sulla lotta all’evasione fiscale e anche la proposta di una maggiore tracciabilità dei flussi finanziari può trovare ampie sponde a sinistra.