Il Sole 24 Ore, 22 agosto 2019
ArcelorMittal chiude l’altoforno due. Piano da 60 milioni per i nuovi filtri
Il decreto legge che per l’immunità penale connessa al piano ambientale del siderurgico elimina lo stop dal 6 settembre e introduce la scadenza progressiva, impianto per impianto, non c’è ancora, benché atteso. Invece c’è la data in cui l’altoforno 2 sarà spento perché sequestrato di nuovo dalla Magistratura: il 10 ottobre. Il relativo cronoprogramma con le fasi attuative è in fase avanzata, il custode giudiziario delegato allo spegnimento, Barbara Valenzano, ha fatto il 16 agosto l’ultimo sopralluogo, e se non interverrà un provvedimento della Magistratura che dispone l’uso dell’impianto per i lavori di messa in sicurezza, la fermata sarà inevitabile. E con essa un’ulteriore contrazione produttiva della fabbrica, già a passo ridotto, e la quasi certezza, per i sindacati, di ulteriore cassa integrazione. Si calcolano altre mille persone in aggiunta ai 1.400 che, per crisi di mercato, sono in cassa dall’1 luglio per 13 settimane che scadono a fine settembre. Ma nelle sigle metalmeccaniche si prospetta una proroga.
Solo nubi minacciose anzichè sereno, dunque, per la più grande acciaieria europea ad un anno – settembre 2018 – dalla firma dell’accordo al Mise con ArcelorMittal. Uno scenario inaspettato, quello di queste settimane, col quale città, lavoratori, imprese e sindacati sono chiamati a fare i conti. E anche la tenuta dell’indotto scricchiola.
Ilva in amministrazione straordinaria ha cercato di fermare gli effetti del sequestro dell’altoforno 2 chiedendo al giudice del dibattimento, Francesco Maccagnano, la possibilità di usarlo per la messa a norma. Il sequestro è infatti riscattato in quanto è emerso che, dopo l’incidente mortale di giugno 2015, Ilva ha attuato le prescrizioni solo in parte. L’istanza d’uso è stata però bocciata malgrado il parere favorevole della Procura, e ora a Ilva non resta che il ricorso in appello sperando che vada meglio.
Nel sopralluogo di venerdì scorso, il custode giudiziario Valenzano ha riscontrato che tutti gli adempimenti preliminari previsti a quella data, risultano effettuati. L’incarico di spegnere il “forno” è stato dato alla Paul Whurt, già incaricata nel 2012 quando si profilò, a seguito del sequestro del gip, lo stop di tutta l’area a caldo, poi non eseguito perché intervenne un decreto legge. Valenzano spiega che sarà uno spegnimento controllato, lento, per non compromettere, e quindi causare danni, i refrattari, che formano il rivestimento interno dell’altoforno, e le parti strutturali dell’impianto. A fine agosto sarà fatto un progetto per il foro di colata che, rispetto agli afo 1 e 4, gli altri due in marcia, è collocato in una posizione più alta. Servirà perciò costruire uno scivolo per consentire lo svuotamento dell’altoforno. Intanto, sul fronte ambientale, sta per partire l’installazione dei filtri a manica Meros sui camini. È l’ultimo investimento approvato in sede di conferenza al ministero per l’Ambiente, circa 60 milioni il costo.
Ieri però allarme per delle emissioni di gas, nei quartieri vicini alla fabbrica. La Fiom Cgil ha dichiarato che il fenomeno è stato causato dalle cokeriee aggiunto: «È inaccettabile il verificarsi di tali fenomeni».