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 2019  agosto 22 Giovedì calendario

Dio salvi Lady Chatterley

Il traffico sulla strada tra Holborn Circus e la Cattedrale di Saint Paul, dove si affacciava l’antico edificio del tribunale penale di Londra, a fine agosto del 1960 era bloccato da una folla di fotoreporter e di cronisti venuti da tutto il mondo. L’annuncio del processo era stato il tormentone dell’estate sulle colonne del Daily Telegraph e di altri giornali inglesi. Sul banco degli imputati sedeva un personaggio insolito: l’eccentrico e geniale 58enne Allen Lane, l’editore che sosteneva di non aver mai letto un libro in vita sua, nonché il creatore della Penguin Books, i cui tomi «raffinati ed eleganti» costavano quanto un pacchetto di sigarette. Li aveva ideati a metà degli anni 30 durante un viaggio in treno con la sua grande amica Agatha Christie.
E l’ultimo Penguin era proprio l’oggetto del dibattimento che stava per iniziare: Allen Lane aveva fatto stampare duecentomila copie dell’Amante di Lady Chatterley, lo scandaloso romanzo di David Herbert Lawrence, morto 30 anni prima, vietato in Inghilterra e diffuso solo in copie clandestine. Una nuova legge, l’Obscene Publications Act del 1959, apriva degli spiragli nelle maglie della censura e faceva sperare che un’opera accusata di oscenità ma stimata per i suoi meriti letterari potesse essere diffusa nelle isole britanniche come lo era nel resto del mondo (in Italia il romanzo era uscito nel 1945 in una traduzione censurata).
L’aria che si respirava nel tribunale londinese era particolarmente «entusiasta e appassionata», riferì uno dei presenti. Come mai? In veste di testimoni erano attesi notissimi scrittori, come Aldous Huxley, che non si presentò perché il viaggio dall’America era oneroso, T. S. Eliot, Rebecca West, Evelyn Waugh e Robert Graves. E poi in aula, pronti a incrociare le spade, c’erano due famosi leoni del foro, il conservatore Mervyn Griffith-Jones e Gerald Gardiner, liberale, pacifista, sostenitore dei diritti delle donne, il quale aveva iniziato la sua brillante carriera difendendo una studentessa che si era permessa incursioni notturne nel college maschile.
La storia della passione di Lady Constance, detta Connie, per un esponente della working class nasceva dalla biografia del narratore: reso impotente dalla malattia che lo avrebbe portato alla morte, a Spotorno, Lawrence assistette agli amplessi di sua moglie, l’aristocratica Frieda von Richthofen, con l’ex bersagliere Angelo Ravagli (il futuro terzo marito). Stampato a Firenze dal libraio Pino Orioli, L’amante di Lady Chatterley nel 1928 aveva varcato la Manica ed era stato sottoposto a sequestro dopo un’accanita campagna di stampa contro l’autore. Ma negli anni Sessanta il processo all’opera di Lawrence cambiò la storia della letteratura e del costume e scatenò qualcosa di impensabile: accese i riflettori sul tema dei diritti negati alle fanciulle in cerca di autonomia e di emancipazione di cui Connie finì con l’essere l’eroina.
Griffith Jones, soprannominato «il mastino», fin dalle prime battute puntò proprio a questa fondamentale tematica: il libro induce a «pensieri lussuriosi», disse, e interrogò ogni giurato: «Saresti d’accordo che questo racconto lo leggano i tuoi figli e le tue figlie, tua moglie e la servitù?». Le pagine dell’Amante di Lady Chatterley – che Le Monde iscriverà tra i «cento romanzi più belli di tutti i tempi» – istigavano i giovani alla rivolta: l’intesa erotica tra la Lady e il suo guardacaccia era un cattivo esempio di superamento delle barriere di classe.
Griffith-Jones mandò in visibilio il pubblico leggendo brani scottanti ed elencando i termini più audaci: la parola copula (fuck e fucking), affermò, veniva pronunciata più di 30 volte; l’organo genitale femminile (cunt) era evocato ben 14 volte e quattro lo era il membro maschile (cock), mentre in ben 13 situazioni venivano citati i genitali (balls); per sei volte Connie e il suo Mellors discettavano di feci e di lato B (shit e arse) e tre volte si parlava dell’atto dell’urinare (piss). Mervyn puntava il dito accusatorio non contro il linguaggio scurrile di Mellors ma contro la loquela della Lady la quale apprezzava, come aveva scritto lo stesso Lawrence, non solo far sesso ma anche e soprattutto parlarne («la conversazione era il gaudio supremo. Lo scambio appassionato di parole»).
La sfilata dei testimoni a discarico del tomo edito da Penguin fu efficace: il vescovo John Robinson spiegò che il «rapporto sessuale» descritto da Lawrence aveva «un carattere sacro» e che era come «la santa comunione»; Rebecca West affermò che il messaggio era più che mai adatto agli anni Sessanta e E. M. Foster sostenne che il libro era l’opera di «un moralista».
Il 2 novembre la giuria assolse la Penguin Books da tutte le accuse. In 15 minuti, la libreria Foyles di Londra vendette 300 copie e ricevette ordinazioni per ulteriori tremila tomi. A Piccadilly, Hatchards finì la sua riserva in 40 minuti; Selfridges vide volar via 250 libri in meno di mezz’ora. Nello Yorkshire un macellaio smerciava il libro insieme alle costolette di agnello. Ma a Edimburgo i volumi finirono in un falò, nel Galles le bibliotecarie non vollero nemmeno sfiorare le putride pagine e dal Surrey una mamma scrisse al ministro dell’Interno preoccupata per il futuro della figlia adolescente.
Non sapeva che, ironia della sorte, proprio il 16 agosto di quell’anno, s’iniziava l’avventura dei Beatles e che, complice la musica, la nuova moda e il vento della ribellione studentesca, il futuro dei giovani stava per compiere un giro di boa. Il processo all’Old Bailey anticipava i tempi, aveva messo la parola fine al moralismo vittoriano e aveva sancito l’inizio di una nuova era per la libertà femminile. Dopo il processo L’amante di Lady Chatterley vendette due milioni di copie in due anni.