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 2019  agosto 22 Giovedì calendario

Dopo la morte di Simon Gautier tutti gli escursionisti scaricano Where are U, l’app che ti localizza

«E se accadesse a me?», si sono chiesti molti, e anche se non sono escursionisti o camminatori solitari, devono essersi immedesimati nella storia di Simon Gautier, ferito e solo su una scogliera del Cilento, in quella mattina del 9 agosto in cui ha chiesto aiuto ma non ha saputo indicare con precisione dove si trovasse, né i soccorsi sono riusciti a localizzarlo. Ecco, si può supporre che ci sia quell’interrogativo, e quel pensiero d’angoscia, in tutte le persone che in questi giorni hanno scaricato sui propri smartphone l’applicazione Where are U. Perché con quell’app non c’è bisogno di sapere e spiegare nulla sul luogo dal quale si chiede aiuto. Latitudine, longitudine e quota vengono trasmessi in automatico alla centrale del 112. Il cadavere di Simon è stato trovato il 18 agosto; quel giorno s’è iniziato a parlare di emergenza e geo-localizzazione, e i download sono stati 1.511: saliti a 12.080 il 19 agosto e a 18.966 il giorno dopo. La tendenza era identica anche ieri, «a fronte di una media giornaliera tra i 600 e gli 800 download», spiega una nota dell’Azienda regionale per l’emergenza-urgenza della Lombardia. Perché Where are U è una creazione, sperimentazione ed eccellenza lombarda, ora diffusa a livello nazionale. Si può già utilizzare per chiamare soccorsi in tutta Italia, ma le sue funzioni (tra cui l’indicazione del luogo) sono efficaci solo dove esiste già il numero unico d’emergenza 112 (Roma, Sicilia occidentale, Liguria, Friuli Venezia Giulia, Trento e Bolzano). Se Simon si fosse perso e ferito in Valtellina, e avesse usato l’app, i soccorritori avrebbero saputo in diretta dove si trovava.
Funziona così. Sul telefonino compare il logo del 112, si appoggia il dito e al secondo tocco parte la chiamata: «In quel momento – spiega Andrea Pagliosa, del team sistemi informativi di Areu Lombardia – contestualmente vengono trasmesse le informazioni. Se non è disponibile il canale dati, parte un Sms, una funziona pensata proprio per la montagna». Utile però in molti altri casi: una persona sotto choc che non riesce a fare mente locale, un evento in una strada sconosciuta in città, un incidente in autostrada quando non si riesce a dare subito indicazioni su un’uscita nei pressi. Informazioni decisive per risparmiare tempo. Se l’utente compila il form con i suoi dati, in automatico l’operatore, oltre che la posizione, sa già chi sta chiamando. E inserendo la propria lingua madre (una funzione studiata soprattutto per i turisti a Milano all’epoca di Expo) in centrale si attiva anche il collegamento con l’interprete (Areu in Lombardia ne ha a disposizione per una dozzina di lingue).
Dove funziona
Le sue funzioni sono efficaci solo dove esiste il numero unico d’emergenza 112
Le varie centrali del 112 in Lombardia gestiscono una media di 12/15 mila chiamate al giorno, ma soltanto una percentuale minima per il momento viaggia su Where are U, pur se già un milione di persone l’hanno già scaricata. Di fatto l’app copre già tutte le funzioni dell’Aml (Advanced mobile location) «imposto» dalle regole europee per i numeri di emergenza e già sviluppato in altri Paesi.
Cliccando un’altra icona, Where are U permette anche di fare una chiamata muta: di fatto, tiene aperto il microfono del telefono e l’operatore sa che chi sta chiamando è in difficoltà, ma non può parlare. Il prossimo aggiornamento conterrà anche la richiesta d’aiuto con l’attivazione di una chat, dedicata in particolare a persone con problemi di udito che non riescono a sentire le eventuali domande dell’operatore dalla centrale.