la Repubblica, 22 agosto 2019
Sei anni di carcere per il cardinale Pell. La sentenza è stata confermata
Resta in carcere il cardinale australiano George Pell, il prelato più alto in grado mai condannato per atti di pedofilia. È stato infatti confermata la sentenza a sei anni per gli abusi commessi su due tredicenni. La Corte Suprema di Victoria, a maggioranza, ha infatti respinto l’appello del porporato confermando la sentenza di febbraio sulle violenze subite dai due minorenni che cantavano nel coro della Cattedrale di San Patrizio, quando Pell era arcivescovo di Melbourne, tra il 1996 e il 1997.
L’ex ministro vaticano dell’Economia ed ex componente del “consiglio di cardinali” per la riforma di Curia, potrà chiedere la libertà su cauzione dopo tre anni e otto mesi di cella. Non prima, ma i suoi legali non si arrendono. Hanno ora 28 giorni per presentare l’ultimo ricorso possibile, quello all’Alta Corte e ci stanno gia lavorando, ha detto la sua portavoce.
E il Vaticano? Prende atto e rispetta le decisioni autraliane, ricorda che il prelato si è dichiarato innocente e ribadisce la solidarietà alle vittime. E il lavoro affinché atti simili non si ripetano più.
«Ribadendo il proprio rispetto per le autorità giudiziarie australiane, come dichiarato il 26 febbraio in occasione del giudizio in primo grado, la Santa Sede prende atto della decisione di respingere l’appello del cardinale George Pell», ha detto il direttore della Sala stampa vaticana, Matteo Bruni. «In attesa di conoscere gli eventuali sviluppi del procedimento giudiziario, ricorda che il Cardinale ha sempre ribadito la sua innocenza e che è suo diritto ricorrere all’Alta Corte».
E non dimentica, insieme alla Chiesa di Australia, di ribadire la profonda «vicinanza alle vittime di abusi sessuali e l’impegno, attraverso le competenti autorità ecclesiastiche, a perseguire i membri del clero che ne siano responsabili».