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 2019  agosto 22 Giovedì calendario

Una Brexit ordinata in 30 giorni. L’auspicio della Merkel che ieri ha incontrato Johnson

Alla viglia della prima visita ufficiale di Boris Johnson in Germania, un commentatore tedesco si è augurato ieri che Angela Merkel gli facesse vedere, dalla terrazza della cancelleria, il punto dove scorreva il vecchio muro di Berlino. E che gli ripetesse la frase che aveva pronunciato a Dublino, qualche mese fa. «Ho vissuto 34 anni dietro alla Cortina di ferro. E so cosa significa quando i muri cadono, e so che bisogna impegnarsi al massimo perché la convivenza pacifica che fu ottenuta a caro prezzo, anche con il sacrificio di vite umane, sia tutelata», aveva detto allora. Perché sin dalla provocatoria lettera dell’altroieri dell’arruffato primo ministro britannico al presidente del Consiglio Ue Tusk, è chiaro che uno dei punti più complessi della discussione tra i due sarebbe stata l’annosa questione del confine nordirlandese. E nella breve conferenza stampa che ha preceduto i colloqui, i due non hanno fatto nulla per nascondere le difficoltà del momento sul “backstop”, il meccanismo che dovrebbe scongiurare una frontiera “dura” in Ulster e il rischio fatale di un riaccendersi dei conflitti che hanno dilaniato per decenni l’Irlanda del Nord. La novità emersa ieri è il nuovo termine di 30 giorni entro il quale Merkel pensa che «sia possibile» trovare una soluzione sul backstop.
Johnson ha regalato ai cronisti un esordio scoppiettante sostenendo con un gran sorriso di «non essere mai stato accolto così» come a Berlino, ma dopo i primi convenevoli, la distanza tra i due è emersa in tutta evidenza. Il premier britannico ha detto che «vedo molte possibilità di discussione, ma il backstop deve essere eliminato», una provocazione che a Bruxelles ha già suscitato l’indignato no di Tusk. Tuttavia Merkel ha ricordato che «il backstop è un meccanismo che consente di regolare una situazione non risolta. Se riuscissimo a risolvere il problema a monte, il backstop non servirebbe». La Germania è disposta «ad ascoltare» Londra, ma la riapertura degli accordi è impensabile, Merkel lo ha ripetuto anche nei giorni scorsi. La cancelliera ha promesso di lavorare a una «soluzione pratica»: un’opzione di cui si discute in realtà sin dalla firma dell’accordo. La cancelliera sembra intenzionata a trovarla nei prossimi 30 giorni.
La stella polare di Merkel continua ad essere «l’integrità del mercato unico europeo». E la discussione è avvenuta nello spirito denunciato subito dalla cancelliera: «Lavoriamo a un’uscita ordinata del Regno Unito. Ma siamo anche pronti a un’uscita disordinata». Soprattutto, oggi Johnson sarà a Parigi, dove lo attende un Emmanuel Macron ancora meno disposto a cedimenti: ha già fatto sapere di ritenere la Brexit disordinata «lo scenario centrale». E per Merkel la salvaguardia dell’unità europea è più importante di qualsiasi considerazione sui danni che l’uscita disordinata potrebbe causare alla Germania. Che sarebbero, in ogni caso, enormi. La recessione, a quel punto, sarebbe certa e migliaia di posti di lavoro a rischio, soprattutto nel settore automobilistico.