Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2019  agosto 21 Mercoledì calendario

Le zanzare uccidono 725mila persone l’anno

È un insetto talmente inviso che hanno istituito perfino un giorno per ricordarne i rischi. La zanzara, il ronzio è fastidioso, le punture silenziose lasciano bolle dolorose sulla pelle. Ma i pericoli dell’esserino volante sono ancora più alti. Ieri era il World Mosquito Day, ricorrenza nata per attirare l’attenzione sulle febbri e le malattie, anche letali, che l’animale può infliggere all’uomo. La febbre gialla, la febbre del Nilo e la malaria, sono alcuni esempi. Ma la lista delle infezioni trasmissibili dalla zanzara è lunga e purtroppo l’insetto colpisce con una frequenza che forse molti non si immaginano. Si registrano all’anno 725mila morti, vittime del morso della zanzara. GLI ALLARMI Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) la malaria ha causato nel 2017 ben 435 mila morti e 215 milioni di casi nel mondo, concentrati in 11 Paesi, dieci dei quali in Africa. Il 20 agosto è stato scelto per commemorare Sir Ronald Ross, medico dell’esercito britannico in India e Nobel nel 1902, che proprio in questo giorno del 1897 scoprì che è la zanzara femmina a trasmettere la malaria. Gli allarmi a cadenza annuale sono incessanti. E purtroppo anche da noi, si sente spesso parlare le cronache di vittime degli insetti. Di prevenzione e disinfestazione si occupano le amministrazioni locali che con pesticidi o trappole, tentano di limitare il proliferare delle zanzare quando inizia la stagione estiva. D’altronde, non si fa torto a volersi proteggere. L’Oms ha stimato che oggi le malattie trasmesse d vettori come le zanzare rappresentano il 17% di tutte le malattie infettive. «In Italia – sottolineano, – continuano ad essere presenti zanzare del genere Anopheles, potenziali vettori di malaria, ma nell’ultimo decennio le attività di sorveglianza si sono sviluppate anche intorno alla Culex pipiens poiché questa zanzara ha dato prova di essere competente alla trasmissione del virus della febbre del Nilo occidentale, innescando, ogni anno, focolai di trasmissione e di malattia sia nell’uomo che nei cavalli in diverse regioni italiane e facendo diventare di fatto endemica nel nostro Paese la malattia». Anche se poi tanto non dovremmo lamentarci del moltiplicarsi delle zanzare. «È colpa dell’uomo e dell’urbanizzazione costante se questi insetti proliferano indisturbati e tendono a riprodursi più velocemente negli ultimi anni», spiega Paolo Fontana, entomologo ricercatore presso la Fondazione Mach di San Michele all’Adige. «L’alterazione dell’habitat naturale ha portato al mancato effetto regolatore del numero degli individui presenti. Abbiamo pozze d’acqua e ristagni senza più la presenza di predatori naturali, come i pesci, così le zanzare possono riprodursi liberamente e senza controllo», continua. FUNZIONE NATURALE Oltretutto, sebbene la paura di contrarre un’infezione, stando ai numeri, è quantomeno giustificata, la presenza in natura delle zanzare non è del tutto dannosa come pensiamo. «Anzi – sottolinea Fontana, – senza le alterazioni provocate dall’uomo, la zanzara avrebbe avuto una grande utilità per l’ecosistema». I maschi della zanzara sono impollinatori (come le api), si nutrono di sostanze zuccherine e contribuiscono all’impollinazione delle piante, permettendo lo sviluppo dei frutti. È invece la zanzara femmina la colpevole delle punturine fastidiose arrecate ai nostri danni: nutrendosi infatti di sangue, garantiscono la riproduzione della specie. «Ma la natura – continua l’esperto, – ha pensato alle zanzare anche come fonte di cibo per altri animali, come anfibi, pesci, uccelli e piccoli rettili, garantendone una dieta equilibrata e la continuazione della specie».