Il Messaggero, 21 agosto 2019
Il complotto per far dimettere il Papa «C’è una strategia, ma lui non cederà»
«Il Papa è il Papa e guida la Chiesa in questo momento. Personalmente non sono a conoscenza di altro. E poi sono cose affiorate anche in altri periodi storici». Il cardinale Lorenzo Baldisseri, l’uomo che Francesco ha voluto a capo del Sinodo dei Vescovi (e che sta preparando l’assemblea dedicata al tema dell’Amazzonia) interviene per sminuire di importanza la lettura di chi vede nei continui attacchi a Papa Bergoglio un piano elaborato negli Usa per sfiancarlo e farlo dimettere. Baldisseri rispolvera la storia e alza le spalle, come dire che non c’è nulla di nuovo. Assicura di non avere letto niente a proposito.
È però praticamente sicuro che si tratti di un deja vu sul quale, in questo scorcio ferragostano, non vale la pena soffermarsi o prestarvi troppa importanza. Del resto la storia delle dimissioni papali risale al Medio Evo, anche se all’epoca i papi non si dimettevano liberamente ma vi erano costretti da concili, da correnti rivali della nobiltà romana, a volte persino da congiure ordite da potenze europee. Certo a quel tempo il papato si faceva notare più per il ruolo politico che per l’impegno pastorale, mentre oggi Papa Francesco si concentra soprattutto su quest’ultimo terreno.
IL MESSAGGIO
Ma se il cardinale Baldisseri allontana la vicenda senza indugiare probabilmente abituato dalla sua lunga carriera in diplomazia – il venezuelano padre Arturo Sosa il Preposito Generale della Compagnia di Gesù – un altro personaggio chiave del pontificato di Papa Francesco, sembra pensarla in diverso modo. Il messaggio che lancia dal Meeting di Rimini è piuttosto chiaro: «Francesco non ci pensa proprio alle dimissioni».
Alla kermesse cattolica in corso in Romagna Sosa si è presentato vestito di bianco. Lui, il Papa Nero come viene chiamato il capo dell’ordine fondato da Sant’Ignazio da Loyola ha tenuto una lunga relazione parlando dello sguardo innovativo apportato dal primo pontefice gesuita, decodificandone gesti e azioni, e rimarcando che in Francesco vi è un senso di responsabilità verso i poveri che soffrono che riporta all’obbedienza verso il Vangelo.
Poi però è andato dritto al nocciolo. Tanto per cominciare ha ammesso di conoscere bene le forze negative che si stanno muovendo per destabilizzare il pontificato. «Cisono settori fuori e dentro il Vaticano che premono per far dimettere Papa Francesco, con lo scopo ultimo di fare in modo che il prossimo pontefice agisca in senso contrario alle linee guida espresse dall’attuale pontificato». Interpellato dall’Adnkronos ha misurato le parole, scelto con cura gli aggettivi, calibrato i toni. «Ci sono persone, sia all’interno che all’esterno della Chiesa, che vorrebbero che Papa Francesco desse le dimissioni, ma il pontefice non lo farà. Credo che la strategia finale di questi settori non sia tanto quella di costringere’ Papa Francesco a lasciare, quanto di incidere sull’elezione del prossimo pontefice, creando le condizioni affinché il prossimo Papa non continui ad approfondire il cammino che Francesco ha invece indicato e intrapreso».
STRATEGIA
Sosa delinea una sorta di strategia della tensione. A preoccuparlo un po’ è l’orizzonte. Penso sia essenziale che il cammino intrapreso da Francesco continui, secondo la volontà della Chiesa espressa chiaramente nel Concilio Vaticano II, di cui Papa Francesco è figlio legittimo e diretto.