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 2019  agosto 21 Mercoledì calendario

Tutti i misteri sul testamento di Epstein

Una prova ulteriore che era deciso a morire, forse l’ultimo tentativo di beffare le tante vittime che sperano in un po’ di giustizia rivalendosi sul suo patrimonio. L’8 agosto, due giorni prima del suicidio in cella – confermato dall’autopsia – il finanziere Jeffrey Epstein, già condannato per pedofilia e in carcere per nuove pesantissime accuse di traffico sessuale di minori, aveva scritto un testamento di 21 pagine per provare a mettere in ordine (e al sicuro) i suoi quasi 578 milioni di dollari in fondi e proprietà. L’avrebbe fatto trasferendoli, secondo i documenti ottenuti dal New York Post e depositati il 15 agosto in un tribunale delle Isole Vergini nel Trust «1953», probabilmente dal suo anno di nascita, creato quello stesso giorno.
Tra gli esecutori, in caso di impossibilità dei suoi due storici dipendenti, Darren K. Indyke e Richard D. Kahn, l’ex consulente scientifico di Bill Gates, oggi investitore nel settore del biotech Boris Nikolic, che ieri si è detto scioccato e si è affrettato a precisare di non avere alcuna intenzione di accettare l’incarico. E così anche nelle sue ultime volontà torna il legame del finanziere con la comunità scientifica, che amava ingraziarsi con ricche donazioni. Molti di questi grandi nomi, dal linguista Steven Pinker al direttore del Media Lab del Mit Joichi Ito, si sono scusati pubblicamente.
Risarcimenti
L’eredità di Epstein infiammerà la battaglia legale per i risarcimenti chiesti dalle vittime
La notizia del testamento infiammerà ora la battaglia legale che non si chiude certo con l’obbligata (per la morte dell’imputato) chiusura del caso da parte della Procura di New York, la quale peraltro ha assicurato che continuerà a indagare sui complici. Ed è di ieri la notizia che altre tre donne (finora sono almeno 5) hanno depositato una causa civile per risarcimento, aggiungendo ulteriori terribili dettagli sugli abusi di Epstein, che pare avesse costretto una delle querelanti a sposare un suo complice così da fargli avere la cittadinanza Usa. Per capire quanto sarà difficile lo scontro nei tribunali bisognerà verificare se Epstein ha avuto il tempo di trasferire o meno ogni sua proprietà nel trust, e se questo basta legalmente a fare da scudo alle richieste delle vittime. Tra i beni elencati, oltre a 56,5 milioni di liquidi, la tristemente nota magione newyorchese da 56 milioni di dollari, il ranch in New Mexico (17,2 milioni), le proprietà parigine (8,6 milioni) e le due isole. Esclusa la collezione d’arte – che comprende il discusso quadro di Clinton in abito blu e tacchi rossi – ancora da valutare.
Il testamento – alla cui firma hanno assistito due legali tra cui Mariel A. Colon Miro, che ha difeso anche «El Chapo» – non offre dettagli sui chi siano i beneficiari del trust. Il fratello di Epstein, Mark, è nominato come unico erede in caso non ci fosse stato alcun documento. Un altro mistero considerato che i rapporti tra i due erano buoni – Mark aveva offerto un suo condominio in Florida come ulteriore garanzia per la cauzione (negata) al fratello. Come su Jeffrey anche sulla ricchezza del più giovane degli Epstein si affollano molti dubbi. Artista improvvisamente trasformatosi in immobiliarista, che ha donato centinaia di migliaia di dollari a enti caritatevoli, ha negato ogni legame con gli affari del fratello, ma almeno una delle sue proprietà compare spesso nei documenti delle cause contro Jeffrey.