la Repubblica, 21 agosto 2019
Chi era Anna Grigorievna, la moglie di Dostoevskij
Nel 1939, la casa editrice Bompiani pubblicò Dostoevskij marito, scritto dalla moglie Anna Grigorievna. Era un’edizione erronea e incompleta, che purtroppo è ancora in circolazione. Ma dopo l’edizione francese di Dostoevskij, Mémoires d’une vie (traduzione di André Beucler, a cura di Jacques Catteau, il più intelligente slavista francese), uscì nel 2014, riproposto nel 2018, Dostoevskij mio marito, a cura di Luigi Vittorio Nadai, per Castelvecchi.
Circa un secolo prima, avvenne una coincidenza singolare. Nello stesso anno in cui Dostoevskij pubblicò il suo primo (modesto) romanzo, Povera gente, a Pietroburgo nasceva Anna Grigorievna Snitkina: figlia di un funzionario, innamorato di letteratura e grande lettore di Dostoevskij. Il padre chiamava affettuosamente la figlia Netochka, diminutivo sia di Anna sia dell’eroina di un romanzo incompiuto di Dostoevskij. Anna adorava sopratutto i Racconti della casa dei morti e Umiliati e offesi. Figlia di una madre di ascendenza finno- svedese, calma e semplice, Anna ne ereditò la tenacia, la volontà, la dignità e lo spirito attivo. Studiò in una scuola tedesca. Amava la scienza e la medicina, sebbene svenisse quando assisté alla dissezione di un gatto. Studiava, con grande efficienza, stenografia: un’arte (o una scienza) appena nata. In una fredda mattinata del 4 ottobre 1866, modestamente vestita, dura, secca, con un piccolo mento volitivo, gli occhi grigi e penetranti, Anna Snitkina salì le scale della casa di Dostoevskij. Aveva certo letto una frase del suo autore, dove Dostoevskij diceva che avrebbe analizzato «l’uomo moderno nervoso, profondo come il mare». Anna aveva vent’anni, Dostoevskij 45: poteva essere suo padre, e spesso si comportò come un padre supponente ed oppressivo. L’abisso era maggiore di quello che divideva Tolstoj e la moglie. Anna salì lentamente le scale. Con Dostoevskij ebbe un colloquio stranamente confidenziale: come se avesse sempre conosciuto quel signore appassionato della roulette. Comprese che il gioco era, per lui, una specie di respiro vitale: una strana salvezza dal mondo quotidiano.
Dostoevskij raccontò ad Anna molte altre storie, incredibilmente confidenziali, come la morte della prima moglie, la terribile epilessia che lo assaliva quasi ogni settimana, e la sua passione per il gioco. «Appena tocco una roulette – disse – ho il cuore che si ferma, le braccia e le gambe che tremano e si ghiacciano»: strano respiro, strana salvezza che lo afflisse e lo soccorse fino all’aprile 1871. Con quale gioia Anna cominciò a stenografare Il giocatore (romanzo mediocre), accumulando piccoli segni, e continuò a stenografare per tutta la vita. Confesso di non capire come si possa dettare un testo a qualcuno, perdendo il contatto vivo e mobile con la carta.
Anna sapeva che il marito aveva qualità e difetti. Quante volte, persino prima della propria morte, disse che per lei Dostoevskij non era soltanto un dio, ma un uomo con numerosi vizi ordinari e comuni. Non era sempre grande, come lei stessa aveva immaginato. Spesso, molto spesso, era un bambino, malato, esigente, capriccioso, isterico, incapace di vivere. In quei momenti, tutto il peso dell’esistenza cadeva su Anna: le preoccupazioni, le avversità, e i rovesci materiali. «Mi proibivo persino – disse poco prima di morire – di essere malata».
Amava il marito di un amore tanto sacro quanto profano: forse più sacro che profano. Era per eccellenza la moglie dello scrittore, associata nel lavoro e nella vita, accanto a lui, umilmente accanto a lui, e lo venerava. Dostoevskij le rese omaggio: «Anna, tu sei la sola donna che mi abbia capito».
Anna lavorava continuamente con lo scrittore che le dettava i suoi romanzi, sebbene non si mescolasse mai nelle fasi della creazione. Dopo i funerali del marito diventò archivista, editrice, propagandista, guardiana della memoria. Vedova a 35 anni, rifiutò di risposarsi: a chi glielo consigliava, rispose orgogliosamente che non c’era nessun altro uomo che valesse suo marito: l’aveva detto anche Tolstoj, ingiusto verso la propria moglie: «Molti scrittori si sentirebbero meglio se avessero una sposa come quella di Dostoevskij». Pubblicò sei edizioni delle opere complete dal 1883 al 1906: la prima edizione comprendeva 14 volumi. Riprese i suoi taccuini, decifrò il proprio Diario del 1867, dal 1911 al 1916 redasse le proprie memorie. Le lettere del marito vennero pubblicate soltanto nel 1926. Riunì i documenti ufficiali sull’arresto di Dostoevskij nel 1849. Insorse contro la lettera di Strakhov, che pretendeva di identificare Dostoevskij con Stravrogin, il perverso eroe dei Demoni che aveva stuprato una bambina. Creò un’enorme collezione nel Museo storico di Mosca, che comprendeva anche i mobili personali del marito.
Sergej Prokofiev, che voleva trasformare in opera Il giocatore, le rese un giorno visita e la pregò di scrivere qualche parola sul suo album, consacrato al tema esclusivo del sole. Anna ricordò che uno dei motivi preferiti dal marito era quello dei raggi obliqui del sole al tramonto e scrisse: «Il sole della mia vita è Fëdor Mihàjlovi? Dostoevskij».
Nell’estate 1917, in piena Rivoluzione, Anna Grigorievna discese nel Caucaso, vicino ad Adler, dove possedeva una casetta, circondata da meli. La malaria la cacciò e si ritrovò sola nell’Hotel Francia, a Jalta, occupata dalle truppe tedesche. La sua energia si spezzò, rifiutò il cibo e le medicine, e morì a 72 anni il 9 giugno 1918. Solo nel 1968 le ceneri di Anna furono confuse con quelle del marito, come lei aveva sempre desiderato. Erano finalmente una persona sola, come, in realtà, non erano mai stati durante la vita.
La prima volta che la incontrò, il futuro marito le aveva detto: «La felicità non l’ho mai conosciuta. Almeno la felicità alla quale penso costantemente. L’aspetto. Penso sempre di cominciare una nuova vita felice». Poi Dostoevskij le raccontò un sogno. Nella sua vecchia cassetta di palissandro scorse un oggetto brillante, che scintillava come una stella. Quell’oggetto luminoso non era altri che lei, la sobria, modesta, durissima Anna Grigorievna Snitkina.