Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2019  agosto 21 Mercoledì calendario

Breve storia dei banchetti ad alta quota

Cento anni fa veniva servito il primo pasto in cielo, sul volo Londra-Parigi della compagnia Handley-Page. Sorpresa: la limitata selezione di sandwich e frutta non era gratis, costava tre scellini. Magra consolazione per noi frequent flyer che guardiamo con nostalgia al tempo dei pionieri, forse esagerando lussi e privilegi di una volta, quando l’aereo era riservato alle élite. Da nomade globale, membro del poco glorioso club del milione di miglia, ho assaporato le immagini di viaggio intercontinentale nell’ultimo film di Quentin Tarantino, Once Upon a Time … In quell’omaggio-parodia dedicato alla Hollywood degli anni Sessanta c’è un Jumbo 747 della defunta PanAm che porta i protagonisti (Leonardo di Caprio e Brad Pitt) da Roma a Los Angeles. Si fumava ancora a bordo, orrore. Ma che lusso, che servizio, che trattamento. Ultimi bagliori di un mondo già vicino al tramonto.
Il cibo è un indicatore di privilegio e la storia del trasporto aereo lo conferma. Nel 1936, quando United Airlines inaugurò le prime cucine attrezzate per offrire pasti caldi, le hostess erano ragazze di buona famiglia che servivano con i guanti. Più d’una trovò marito in volo, si racconta, perché il personale di bordo aveva l’aureola dei mestieri di prestigio.
Però un quadrimotore dall’Italia agli Stati Uniti necessitava di due scali per rifornimento. Volava ad altezza delle nuvole, quindi si beccava tutti i temporali. E gli incidenti mortali erano ben più frequenti. Whisky e cognac serviti con generosità servivano anche come anestetici e ansiolitici, presumo.
Il progresso nella qualità del servizio continuò, negli anni Cinquanta come documentò sei anni fa il collega viaggiatore Oliver Smith su The Daily Telegraph ("17 Milestones in the History of Airlines In-Flight Meals"). L’Età dell’Oro del viaggio in aereo. Purtroppo non c’ero quando la PanAm – simbolo di un’America trionfante immortalata da Stanley Kubrick in 2001 Odissea nello spazio – lanciò il servizio con posate d’argento e un video pubblicitario vantava «Cabine spaziose, cibo delizioso, quattro reparti cucina…».
Poi arrivò il Concorde supersonico nel 1969, solo tre ore da Parigi a Washington, scomodissimo coi sedili extra-small per limitare l’ingombro della fusoliera, compensava il disagio regalando champagne e caviale. Ma il biglietto superava il costo della prima classe sui voli subsonici. Ormai quel mondo di Vip è passato ai jet privati, sui quali avvengono cose che noi umani neppure immaginiamo.
Il resto è una precipitosa discesa agli inferi. Scandita da rivoluzioni geopolitiche e dalla distruzione creatrice del capitalismo. Gli anni Settanta vedono i primi shock petroliferi che mandano in crisi le compagnie aeree. Comincia l’era del taglio dei costi, e dei servizi a bordo: dall’aragosta alle noccioline il passo è breve (poi scompariranno pure quelle). La deregulation americana fa nascere le prime low-cost, che fanno la guerra alle compagnie tradizionali sulle tariffe, ma si rivalgono sui passeggeri nutrendoli come polli in batteria.
Nel 1985 nasce Ryanair che importa il modello in Europa e ti fa pagare perfino una tazza di tè. È stato calcolato che nel modello low-cost “paga-quel-che-mangi” le compagnie estorcono prezzi pari al 2.600% di quanto lo stesso cibo ci costerebbe a terra. Leggenda o realtà, Oliver Smith sostiene che nel 1987 l’amministratore delegato di American Airlines risparmiò 40.000 dollari solo togliendo un’oliva dal menù della prima classe.
Da allora è stata una gara a chi toglieva di più. Ci mancava solo l’11 settembre 2001: i terroristi di Al Qaeda usarono taglierini per dirottare gli aerei e per motivi di sicurezza molte compagnie passarono alle posate di plastica. Un ritorno alla concorrenza basata sulla qualità del servizio c’è stato: grazie alle compagnie dei paesi emergenti, basate nel Golfo o in Estremo Oriente, le uniche dove chiudendo gli occhi puoi provare a sognare l’Età dell’Oro degli anni Cinquanta. Ma è un lusso riservato agli esorbitanti biglietti di business o first class.
Quelli (o il mio status di ultra- super-frequent flyer… milionario in miglia) ti aprono anche l’accesso alle lounge, sulle quali la concorrenza funziona: umiliate da Emirates e Singapore, alcune delle “nostre” compagnie cominciano a offrire pasti decenti mentre attendi l’imbarco.