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 2019  agosto 20 Martedì calendario

Nelle case di Pablo Neruda

 «A Don Pablo i saluti di Mario Ruoppolo, ovvero Massimo Troisi, il postino di Neruda». Quindici ore di volo da Milano a Santiago per lasciare questa dedica all’ingresso della casa del premio Nobel cileno 1971 a Valparaiso. Un viaggio lungo e faticoso per lasciare una traccia del grande attore napoletano scomparso 25 anni fa in una delle tre dimore di Pablo Neruda: la Chascona a Santiago, la Sebastiana a Valparaiso, la Casa a Isla Negra dove è sepolto con la moglie Matilde Urrutia in una tomba a forma di prua di battello in pietra di fronte al mare del Pacifico che tanto amava. Il poeta era solito ripetere: «Ho costruito le mie case come se fossero un giocattolo e per giocarvi dalla mattina a sera con gli amici». E, in effetti, è un vero e proprio divertimento girare il Cile sulle orme delle residenze dell’autore di Confesso che ho vissuto lasciandosi guidare da un vecchio libro di Nicola Bottiglieri Le case di Neruda (Mursia, pag.220, euro 14). Iniziamo dalla Chascona, traducibile con “capelli arruffati”, un nome ispiratogli dai ricci ribelli della terza moglie Matilde. Questo era il luogo segreto dove incontrava la sua Matilde quando Neruda era ancora legato all’argentina Delia Del Carril che aveva 20 anni più di lui. Don Pablo aveva conosciuto Matilde nel 1947 e per otto anni aveva tenuto segreto il suo amore. Quando si separarono Delia aveva 70 anni e Neruda 50. Per ironia della sorte Delia, pur essendo più anziana, sopravvisse a tutti morendo nel 1989 a 104 anni e vivendo fino all’ultimo nella casa di Santiago Michoacan dove aveva passato giorni felici con il poeta. Mentre nella Casa de las Flores Neruda aveva vissuto con la sua prima moglie. LA MOGLIE E L’AMANTE Maria Antonieta Hagenaar, sposata nel 1930 e dalla quale aveva avuto una figlia Malvamarina, che morì in Olanda, nel 1942, a sette anni. E su questa figlia in Cile ancora oggi c’è chi parla male di Neruda perché pare che avesse abbandonato la sua bambina quando era malata. La Chascona è un tributo all’amore del poeta per Matilde. Neruda adorava il mare anche se non sapeva nuotare (fu Matilde a dargli delle lezioni di nuoto nell’esilio a Capri) e perciò la sala da pranzo è stata disegnata come la cabina di una nave e il salotto ricorda un faro. Le audioguide illustrano la collezione di bottiglie e bicchieri colorati, conchiglie, mobili e opere d’arte realizzate da celebri amici di Neruda come Diego Rivera che dipinse Matilde rendendola ancora più bella. E figurano tante scarpe, di clown e neonati, perché “nella suola delle scarpe vi è l’anima delle persone”. Una casa fuori dal tempo: la sua costruzione, come si legge in un’iscrizione del giardino, cominciò il 31 aprile 1953, una data che non esiste. Al terzo piano si trova la pergamena del Premio Nobel. Sorprendente è un armadio a muro, un marchingegno che nasconde una scala a chiocciola che permetteva al padrone di casa di sparire all’improvviso per una siesta. Qui Neruda morì il 23 settembre 1973 a 69 anni, pochi giorni dopo il colpo di stato di Pinochet dell’11 settembre. In realtà era spirato alla clinica Santa Maria di Santiago. Matilde lo portò alla Chascona. Quando arrivarono la parte bassa della casa era stata allagata e il catafalco fu poggiato tra le macerie. La casa di Valparaiso, a 120 chilometri da Santiago, ha una splendida vista sulla città dei murales delle funicolari. Per il pavimento dell’ingresso vennero usate alcune vecchie lapidi di un cimitero e si intravedono ancora gli epitaffi. Qui Neruda ricordava gli amici scomparsi dato che i cileni festeggiano soprattutto i compleanni delle persone morte. Neruda era un ottimo barman, un profondo conoscitore di vini e liquori, e un accanito bevitore. In tutte le sue abitazioni c’è un vero e proprio bar, con tanto di bancone dove il poeta creava i suoi cocktail preferiti. Il bancone della villa di Santiago proveniva da una nave francese. I bicchieri sono colorati, così non si vede la quantità del liquido versato, ma soprattutto le pupille della lingua, non aiutate dagli occhi, diventano più attente e percepiscono meglio il sapore. Gustava così il suo piatto preferito, il caldillo de congrio, uno stufato di pesce, pomodoro e patate che ha esaltato anche in versi. Dalla casa in cima alla collina di Valparaiso Neruda guardava gli spettacolari fuochi di artificio di Capodanno. Al quinto piano c’è lo studio dove ascoltava il vento e dove compare una foto del poeta Walt Whitman a grandezza naturale. La casa di Isla Negra era la preferita del poeta. Sicuramente è la più affascinante, suggestiva e romantica di tutte le sue abitazioni. Nel rifugio più intimo del poeta, una stanza minuscola sempre inondata dalla luce, si trova il suo scrittoio fatto con una massiccia tavola “che il mare mi aveva mandato”, un asse di legno che in un giorno di tempesta Neruda aveva avvistato tra i flutti e che le onde avevano sospinto a riva. LA LOCOMOTIVA Si viene accolti da una locomotiva in giardino portata di peso in dono da un gruppo di studenti. Il bagno “per soli uomini” ha una porta tappezzata di vecchie cartoline postali erotiche. Raccolse più di 250 cravatte che non usava portare, porcellane di Piero Fornasetti, maioliche decorate, polene, modellini nautici e libri trovati in giro per il mondo. Lo specchio fedele del suo temperamento estroverso e gaudente. Collezionava cose inutili ma soprattutto collezionava allegria, cazzate intelligenti, ironizzando su ogni cosa, soprattutto sulle proprie manie. Un modo come un altro per rimanere bambini. Mostrava il suo culto per il Cile, “lungo come un sospiro d’amore”. Un cartello avverte: «Sforzati di essere colto, rispetta e sarai rispettato. Il vocabolario rispecchia le persone. Non dire volgarità». Sul piccolo promontorio le sue spoglie furono portate il 12 dicembre 1992 insieme a quelle della fedele Matilde. E ogni giorno una lunga fila di suoi ammiratori provenienti da tutto il mondo gli rendono il giusto omaggio.