Il Sole 24 Ore, 20 agosto 2019
In Europa i prezzi sono cresciuti dell’1 per cento
Ancora più lenta. L’inflazione di Eurolandia è stata pari, a luglio, all’uno per cento; meno dell’1,1% che era stato calcolato, per lo stesso periodo, alla fine del mese scorso. La correzione, pubblicata ieri da Eurostat con la seconda lettura dell’andamento dei prezzi, segna quindi un rallentamento ancora più incisivo della dinamica dei prezzi, che a giugno erano cresciuti dell’1,3 per cento.
La frenata è ad ampio spettro. Rallentano i prezzi dell’energia (+0,5% annuo dal +1,7% di giugno), ma anche gli indici core, di fondo, hanno segnato una decelerazione. Escludendo energia e alimentari non lavorati – la misura preferita dalla Bce – l’indicatore risulta in crescita dell’1,1%, dall’1,3% di giugno; mentre escludendo anche alcol, tabacco e alimentari lavorati, l’indice aumenta solo dello 0,9% dal precedente 1,1 per cento. La frenata dell’inflazione sottostante è legata al settore dei servizi (+1,2% i prezzi, dal +1,6% di giugno), mentre i beni industriali (energia esclusa) fanno segnare una crescita dello 0,4% annuo, in lieve accelerazione dal +0,3% di giugno e maggio, dal +0,2% di aprile e dal +0,1% di marzo, malgrado la contrazione dell’attività in alcuni Paesi, a cominciare dalla Germania.
La correzione dell’indice ha ulteriormente rafforzato le attese di un ampio pacchetto di misure espansive da parte della Bce nella riunione del 12 settembre. All’aspettativa di un taglio dei tassi sui depositi si è aggiunta – dopo un’intervista del governatore finlandese Olli Rehn al Wall Street Journal – anche quella di una riapertura del programma di acquisto di titoli, un quantitative easing. Rehn ha spiegato che è preferibile andare oltre le attese dei mercati, piuttosto che deluderli.
Le sue parole, però, non hanno mosso in modo decisivo le aspettative di inflazione. Misurate dagli inflation rate swaps 5y5y – relativi al periodo 2024-2029, sono salite dall’1,21% dell’8 agosto fino all’1,25%, e restano quindi lontane dall’obiettivo del due per cento. Prima dell’annuncio della svolta “accomodante” della Bce erano calate all’1,13%.