il Giornale, 20 agosto 2019
Sulla storia d’amore tra Liz Taylor e Richard Burton
Di solito, è questione di colpi di fulmine. Però, nel caso di Richard Burton ed Elizabeth Taylor, la coppia più coppia di tutta Hollywood, metro di paragone e modello, nei secoli a venire, delle unioni vip, artefici della storia d’amore più seguita di sempre (senza social network) dai mass media mondiali, non fu così. È il 1953 quando gli occhi viola di Liz penetrano, per la prima volta, quelli di Burton. I due si trovano nella villa di Stewart Granger, a Bel Air e lei, ventunenne, in costume da bagno, lo ha appena guardato da sopra gli occhiali da sole. «A un certo punto, una ragazza, seduta dall’altro lato della piscina, alzò gli occhi dal suo libro, si tolse gli occhiali da sole e mi guardò. Era così straordinariamente bella che mi venne quasi da ridere». Così, almeno, ricorda lui, perché lei, di questo incontro, non se ne rammenta. Del resto, Liz è sposata con Michael Wilding (dal quale, avrà tre figli), dopo il divorzio dal manesco Nicky Hilton Jr. Come è noto, il conteggio finale dei suoi fatidici «sì» arriverà a otto, due dei quali, proprio con Richard. «Mia madre dice che alla mia nascita ho aperto gli occhi solo dopo l’ottavo giorno, e che quando l’ho fatto la prima cosa che ho visto è stata una fede nuziale. Mi hanno incastrato. Credo che gli uomini, raggiunta una certa età, abbiano paura di crescere. Più diventano vecchi, più le loro mogli ringiovaniscono. Il problema non è ottenere l’uomo che vuoi. Il problema è volere l’uomo una volta che l’hai ottenuto! Mi sono sposata otto volte perché la mia moralità mi impedisce di avere delle avventure. Ho dormito solo con uomini con cui sono stata sposata. Quante donne possono dichiararlo?». Non è da meno Burton, sposato, dal 1949, con la collega Sybil Williams che le dona due figli, nonostante la collezione di flirt del divo. La passione, tra i due, però, non scoppia. La Taylor fa in tempo a divorziare dal secondo marito e sposare il produttore Mike Todd. Nel marzo del 1958, organizzano una cena in onore del marito. Lei ha la bronchite e declina. Lui sale sul suo aereo (Lucky Liz) e, causa maltempo, si schianta al suolo. Rimasta vedova, Liz convola, il 12 maggio del 1959, nuovamente a nozze con il cantante Eddie Fisher, miglior amico di Todd ed ex marito di Debbie Reynolds, dalla quale aveva divorziato ricoprendosi di insulti. Nel 1960, Liz è l’attrice più pagata di Hollywood tanto che per recitare nei panni di Cleopatra, nell’omonimo film, le offrono un milione di dollari. Sul set, nel ruolo di Marco Antonio, c’è Stephen Boyd. A fine anno, Elizabeth viene ricoverata per una meningite spinale. Le riprese slittano al 1961 e dopo poche settimane, la Taylor si ammala ancora. Polmonite, la diagnosi, che la porta quasi alla morte (salvata da una tracheotomia praticatale da un medico presente nell’hotel). Londra, dove si stava girando, non va bene per la sua salute e allora ecco che il set viene smontato e ricostruito a Roma. I costi aumentano in maniera indecente, ma ciò che conta è che il nuovo Marco Antonio sia Richard Burton. È lui a rompere le acque: «Sei troppo grassa, bellezza, ma devo ammettere che hai un bel visino», facendola ridere: «Ecco il solito attore intellettuale che prova a incantarmi. Ma poi vidi che le sue mani tremavano, mi fece tenerezza. Era umano», confida lei. Scena del bacio. I due attori si avvinghiano e, dopo lo stop, continuano imperterriti. Tra i due, finalmente è passione folle, anche se Liz ha paura: «Non voglio essere una nuova tacca sul suo cinturone». Lei ha perso la testa. Quando Richard le dice che forse è meglio lasciar perdere, visti i matrimoni di entrambi, lei tenta di uccidersi ingoiando un flacone di sonniferi. La morale pubblica non la prende bene. L’adulterio, come il divorzio, venivano condannati dal «comune senso del pudore». I paparazzi li inseguono. Vogliono immortalare le loro scappatelle e cene. Addirittura, Fellini si ispirerà alla loro caccia in Via Veneto per il fotografo de La dolce vita. Ottenuto il divorzio da Fisher, tutto sembra funzionare per il meglio, ma dopo un’ennesima scenata, Liz ingoia ancora delle pillole per togliersi la vita. Richard la salva portandola prontamente in ospedale. Nel 1964, i due divorziati, possono finalmente coronare il loro sogno d’amore. Il luogo segreto, scelto, è l’ottavo piano del Ritz-Carlton Hotel di Montreal e alcune foto mostrano lei in un elegante chiffon giallo e lui con completo scuro e pochette bordeaux. Il matrimonio prosegue tra alti e bassi. Liz scopre, ad esempio, che lui soffre di emofilia, malattia mai confessata. I litigi crescono, di solito seguiti dall’acquisto riappacificatore di un diamante o gioiello. «Ho calcolato che alla fine del 1969 dovremmo possedere all’incirca 12 milioni di dollari, tra tutt’e due. Di questi, 3 milioni in diamanti, smeraldi, proprietà varie, dipinti, perciò la nostra rendita annua si aggirerà intorno a 1,2 milioni» sentenzia Burton, mentre l’alcol non aiuta a risolvere i problemi della coppia. Per questo motivo, i due decidono, nel 1973, di separarsi con un laconico «pregate per noi». Il tutto viene formalizzato l’anno successivo. Eppure, Liz e Richard si attraggono anche a distanza. Continuano a telefonarsi con costanza fino a quando, nel 1975, lei decide di andare a trovarlo in Svizzera. Rivedendosi, i due capiscono che non possono fare a meno uno dell’altra. Partono per un bel viaggio che li porta anche in Botswana dove, il 10 ottobre del 1975, per la seconda volta, si giurano amore eterno. Questa volta, l’abito di chiffon è verde acqua, mentre Richard indossa una comoda camicia rossa con pantaloni bianchi. Bastano dieci mesi, però, per capire che insieme non possono più stare, finendo per distruggersi reciprocamente. Inevitabile il secondo e definitivo divorzio. Lei si sposa ancora due volte, per morire, a 79 anni, a causa di problemi alle coronarie. Richard bissa anche lui con i sì, ma scompare prematuramente a 58 anni per un’emorragia cerebrale causata, probabilmente, da una rissa tra ubriachi. «Il mio cuore è sceso nella tomba con lui» dirà Liz. «Certamente sai quanto ti amo, certamente sai quanto male ti faccio. Ma il fatto fondamentale, più cattivo, ingiusto, criminoso e innegabile, è che noi non ci comprendiamo mai, viaggiamo su diverse lunghezze d’onda. Tu sei più distante di Venere – il pianeta intendo – e io sono totalmente sordo alla musica delle sfere celesti. Ma una cosa è innegabile. Ti amo e ti amerò per sempre. Torna da me prima che puoi», le aveva scritto lui. Amore eterno.