La Stampa, 20 agosto 2019
Il giovane chef con la Sla, truffato da un medico
Questa non è una truffa come tutte le altre. Come sempre c’è qualcuno che si muove come un fantasma per impossessarsi di un bottino da centinaia di migliaia di euro ma questa volta finisce per rubare l’ultima speranza di guarigione a ragazzo giovanissimo. Ad assistere a questo piano criminale, immobile e col respiro affaticato, c’è un ragazzo di 22 anni aggrappato a quella poca forza che una malattia spietata come la Sla gli ha lasciato. Si chiama Paolo Palumbo e in tanti lo hanno già visto in tv o conosciuto sui social. Si porta dietro il titolo poco invidiabile di malato più giovane d’Europa e la speranza di uscire dalla trappola di un corpo totalmente paralizzato per lui era legata a un innovativo progetto medico. Quasi un sogno, che sembrava a un passo dal concretizzarsi: si chiama Brainstorm ed è una terapia sperimentale in corso in Israele. Di mezzo però compare un incomodo, uno che si propone come mediatore con la casa farmaceutica americana proprietaria della terapia sperimentale e che finisce per compromettere tutto. Sulle sue tracce c’è già la Polizia postale, ma Paolo nel frattempo deve fare i conti con la realtà: la possibilità di tentare l’esperimento israeliano è svanito. Perché quello con cui aveva trattato il viaggio e la terapia era un medico falso. Uno che la multinazionale statunitense non conosce. Di lui ora sa qualcosa in più la polizia: un indirizzo ip preciso, a cui tra poco corrisponderà anche un nome. «Ha agito usando dei server giapponesi – anticipa il procuratore Ezio Domenico Basso – Siamo certi di arrivare all’identificazione».
L’illusione iniziale
Dalla sua casa di Oristano, in Sardegna, Paolo Palumbo ha fatto davvero il giro del mondo: è diventato amico di Obama e raccolto in poche settimane il supporto di calciatori, star del cinema, cantanti, grandi imprenditori e presentatori tv. Ha sfruttato la potenza dei social ed è riuscito a ottenere il supporto necessario per quella che considerava la battaglia più grande: «Potrebbe anche essere l’ultima e per questo mi sono tanto impegnato». Paolo vive ogni giornata con una clessidra in mano e affida la sua unica speranza alla nuova cura in fase di test in Israele e negli Stati Uniti. L’ammissione al protocollo diventa certezza alla fine di aprile, ma col passaporto già pronto il giovane chef sardo scopre che a Gerusalemme nessun ospedale gli ha riservato un letto. Il perché è incredibile ma vero: a condurre la trattativa è stato un fake. Forse un hacker, un truffatore, di certo non un professore dipendente di Brainstorm. Uno che si è presentato con il nome di un luminare di origine greca, che però non lavora da anni con la casa farmaceutica statunitense.
La battaglia
L’aspettativa di vita per i malati di Sla è di circa 5 anni e Paolo Palumbo (che aveva iniziato la carriera da chef ma ha frequentato molto poco le cucine) affronta oramai il quarto. Ha poco tempo e ancora una speranza: partecipare alla costosa terapia sperimentale che si svolge negli Stati Uniti e anche in Israele. Ci ha provato in ogni modo, sempre sostenuto dal fratello Rosario: ha chiesto aiuto persino al governo e per attirare l’attenzione del presidente del Consiglio ha dovuto fare 15 giorni di sciopero della fame. Alla fine anche Giuseppe Conte gli ha fatto una chiamata, si è messo a piangere al telefono e in qualche modo gli ha dato una mano. Lo ha fatto anche il ministro della Salute, Giulia Grillo, e persino la Nunziatura apostolica, l’ambasciata vaticana a Gerusalemme, si è messa a disposizione.
Il messaggio sospetto
L’intervento della diplomazia ecclesiastica sembrava fosse bastata per sbloccare il caso, ma sullo sfondo c’erano sorprese che neanche un giallista avrebbe potuto immaginare. Mentre in tanti hanno offerto aiuto, sulla missione collettiva per la cura sperimentale in Israele qualcuno aveva pensato di fare il furbo. Il raggiro aveva quasi certamente l’intenzione di far sparire i soldi raccolti per le cure, ma ha avuto l’effetto di aggravare le condizioni di un ragazzo che sa perfettamente di avere i giorni contati. Il grande mistero che la polizia postale sta già provando a risolvere riguarda il lungo scambio di mail tra la Sardegna e Israele. A occuparsene è stato per mesi il neurologo di fiducia della famiglia Palumbo: si chiama Vincenzo Mascia, opera a Cagliari e scrive subito a quelli che dovrebbero essere i responsabili della sperimentazione anti-Sla in Israele. Il suggerimento della Nunziatura apostolica era preciso: «Rivolgersi direttamente al professor Dimitrios Karussis». Mascia ci prova. Ma dopo il primo scambio di e-mail succede qualcosa di strano. Il professore (e quasi certamente non è lui) risponde da un indirizzo diverso. È il 21 aprile e il fantomatico Karussis premette di aver avuto dei problemi con la casella di posta elettronica. E aggiunge: «Ho avuto pressioni da persone molto potenti e ho appurato che lo stato della malattia di Palumbo può essere utile alla sperimentazione in corso all’ospedale Hadassah di Gerusalemme».
La maxi richiesta
Non lo dice chiaramente ma fa intendere di essere pronto ad accogliere il ragazzo sardo. E infatti precisa: «Devi dire al paziente che il costo della terapia da sola è stimato in 560 mila dollari, più gli extra. Il totale varia in base alle esigenze delle applicazioni: stimiamo tra gli 800 mila dollari e il milione. Il tuo paziente dovrà trasferirsi qui almeno per i primi tre mesi per tornare 14 giorni ogni 2 mesi». Per Paolo è il sì più importante della vita e lo racconta a tutti. La notizia compare sui giornali: «Il primo italiano che sfiderà la Sla». E lui, il coraggioso chef, rimarca: «Io vado e ora provo sul mio corpo. Ma combatto perché la terapia si faccia anche in Italia e perché tutti gli altri malati possano usufruirne». Nel frattempo, il neurologo continua a dialogare con il finto professore. Non riesce mai a parlarci, a sentire la sua voce, e neppure si rende conto che l’indirizzo da cui riceve i messaggi è sospetto: un account registrato in Liechtenstein. Chi ha organizzato la truffa, in realtà, ha pensato anche all’inganno “visivo": perché le mail che arrivano da Israele finiscono con “.il” mentre quella utilizzata per il raggiro finisce con “.li”. Una differenza quasi impercettibile e che infatti passa inosservata. Il 14 maggio, mentre è già in corso la mega colletta per raccogliere il milione di euro necessario, arriva un altro messaggio dal falso Karussis, che talvolta scrive male anche il proprio nome: «Caro collega, ti informo che il paziente sarà ricoverato nella nostra clinica di Gerusalemme ma devo chiederti di mettere pressione sulle autorità italiane perché gli americani diano il permesso per l’immediata ammissione». Lo chef si ritrova ancora a fare i conti con il tempo e continua a chiedere aiuto a tutti. In tanti rispondono, ricchi imprenditori e disoccupati. In meno di un mese la colletta raggiunge quota 200 mila.
L’inganno viene alla luce
Il mondo crolla addosso la notte tra il 28 e il 29 maggio. La casa farmaceutica americana stanca di trovare il proprio nome associato alla storia di Paolo Palumbo svela una verità inaspettata: «Il ragazzo italiano non è mai stato in contatto con nessuno della nostra azienda e nessuno di noi gli ha mai dato l’autorizzazione, verbale o scritta, per sottoporsi al trattamento in Israele o in qualsiasi altro posto». Le altre puntate della telenovela si scoprono scrivendo una mail all’indirizzo del fantomatico professore e facendo una telefonata agli uffici di Brainstorm. La chiacchierata dura 19 minuti: «Non sapevamo che il ragazzo avesse ricevuto delle mail con la firma del professor Karussis ma possiamo assicurare che a scrivergli è stato un truffatore – sottolineano dalla sede israeliana di Brainstorm – Il professore, tra l’altro, in questo momento non lavora più con noi». Il vero professor Dimitrios Karussis, uno che in Israele è considerato un luminare nella ricerca sulle terapie con le cellule staminali, e conferma tutto con fastidio: «Non ho mai scritto alcuna mail al ragazzo italiano. Basta con questa storia». Ma nello stesso momento arriva un altro messaggio di posta elettronica, firmato dal solito personaggio misterioso e partito dallo stesso indirizzo mail registrato in Liechtenstein. Da quel momento il falso professore si dà alla latitanza digitale. Lasciando, però, molti interrogativi. Il primo a Paolo Palumbo e alla sua famiglia, gli altri ai tantissimi che hanno donato per salvare la vita allo chef ventunenne e agli investigatori: c’è qualcuno che ha tentato di intascarsi tutti i soldi e che ha giocato con la vita debole di un ventunenne? Ha un complice che conosceva bene le cose? Il dramma ora è quello che è costretto a subire il giovane chef sardo che in Israele non potrà andare. «Io – dice in lacrime – voglio sapere chi ha provato a rubarmi anche l’ultima speranza di prolungare la vita. Voglio che si scopra al più presto. Sono deluso e sofferente, ma continuerò a lottare. E sfrutterò i soldi raccolti in questi mesi per realizzare una struttura turistica per i malati gravi, che non possono mai concedersi una vacanza». —