Corriere della Sera, 20 agosto 2019
Open Arms, la Guardia costiera porterà i migranti in Spagna
Intorno alle 21 di ieri è arrivato il via libera, con un post su Facebook, del ministro dei Trasporti Danilo Toninelli al trasbordo dei 107 profughi su motovedette della Guardia Costiera che li trasferiranno nel porto sicuro messo a disposizione dalla Spagna. Dopo aver ricordato che la disponibilità a trasbordare su motovedette solo una parte dei migranti «era stata incredibilmente rifiutata dalla Ong, con un atteggiamento che fa sospettare malafede» il ministro scrive: «Siamo disponibili a portare noi, con la nostra Guardia Costiera, tutti i migranti della Open Arms». Ma in chiusura pone una condizione: «La Spagna però faccia prima, a sua volta, un passo e tolga immediatamente la sua bandiera dalla nave della Ong».
Nelle stesse ore dalla Libia rimbalzava la notizia di una nuova tragedia. Stando ad Alarm Phone, la piattaforma che raccoglie le segnalazioni sui migranti in difficoltà, ci sarebbe stato l’ennesimo naufragio di fronte all’Africa. La fonte è un pescatore. «Ha parlato di un’imbarcazione rovesciata – spiega Alarm Phone – aggiungendo di aver salvato 3 persone e visto molti cadaveri. I sopravvissuti parlano di oltre 100 persone a bordo... temiamo un’altra tragedia».
Prima dell’annuncio di Toninelli è stato un susseguirsi di indiscrezioni, prove di forza, annunci e smentite. Una sorta di rimpallo sulla pelle di 107 migranti ormai alla disperazione. E questo nonostante gli inviti al dialogo della Commissione Europea. La prima offerta del ministro dei Trasporti, infatti, era stata quella di trasferire solo una parte dei migranti sulle motovedette mentre gli altri sarebbero rimasti sulla Open Arms che sarebbe dunque dovuta andare in Spagna. Ma l’Ong, all’idea di allontanarsi dal Canale di Sicilia, ha alzato un muro. «Noi non ci possiamo muovere in sicurezza – aveva detto il presidente Fabrizio Gatti – perché a bordo c’è un’emergenza sanitaria e psicologica. La cosa migliore sarebbe far sbarcare queste persone a Lampedusa, se proprio le si vuole trasferire in Spagna, allora lo faccia la Guardia Costiera». Ancor più esplicito Òscar Camps, fondatore di Open Arms: «Noi non siamo un taxi del mare». L’Ong aveva anche polemizzato suggerendo addirittura «di trasferirli affittando un aereo o un traghetto, costerebbero molto meno».
Come se non bastasse il ministro della Difesa spagnolo Robles attaccava Salvini che secondo lui «per fini elettorali viola il denominatore comune dell’Ue, mettendo a rischio delle vite umane». E per questo il governo spagnolo ha anche tenuto a smentire la ricostruzione fatta da El País che aveva parlato di un accordo preventivo tra i due governi per trovare una via d’uscita allo stallo sull’Open Arms: «L’unica certezza è che il governo di Madrid ha offerto alla nave un porto sicuro e che il governo italiano sta infrangendo la legge».
Per un caso che si risolve un altro già si fa strada. Quello dell’Ocean Viking, in mare da 10 giorni con 356 persone a bordo. Il medico di Msf Luca Pigozzi riferisce che sulla nave «c’è una grave emergenza che può solo peggiorare, eppure non abbiamo ancora un porto sicuro». Secondo la portavoce della Commissione europea Natasha Bertaud, nei suoi contatti con gli Stati membri, il commissario Dimitris Avramopoulos avrebbe già sollecitato sul caso della Ocean Viking «lo stesso spirito di solidarietà che abbiamo visto per la Open Arms».