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 2019  agosto 20 Martedì calendario

L’incendio a Gran Canaria, in 48 ore ha carbonizzato seimila ettari e costretto novemila persone all’evacuazione


«Non avevo mai visto una cosa del genere. Sembrava l’esplosione di una bomba atomica». Lucía de Suñer Machado ha assistito all’ultimo incendio della Gran Canaria dalla sua casa di Tenerife, l’isola dirimpettaia nell’arcipelago spagnolo. E la paura è stata tanta. “Il mostro”, come già è stato battezzato dalla protezione civile locale, non accenna a fermarsi. In 48 ore ha carbonizzato seimila ettari e costretto novemila persone all’evacuazione. È l’ultimo di tre incendi in dieci giorni, il più cattivo. Si è scatenato sabato pomeriggio nel cuore dell’isola, propagandosi a una tale velocità da avvolgere sia il parco di Tamadaba, gioiello naturalistico dell’arcipelago e riserva della biosfera, che la riserva naturale di Inagua. La fascia costiera non è stata toccata. È salvo il paradiso dei turisti che arrivano qui in vacanza da tutto il mondo. Ma l’isola sta perdendo i suoi tesori naturali. Gran Canaria ha un’entroterra rurale e montuoso di difficile accesso che rende i soccorsi molto impegnativi e quasi impossibili. Le fiamme superano i 50 metri, impedendo l’intervento dei Canadair. Le temperature non aiutano: vanno dai 36 ai 38° con un basso tasso di umidità.
Nessuna vittima, ma 85 persone sono rimaste intrappolate nel centro culturale della cittadina di Artenara, circondate dalle fiamme. Sono in salvo, l’incendio ha preso un’altra direzione, ma non per questo meno scioccate: «Ho appena trascorso la notte ad Artenara – scrive un’utente sui social – e posso dire che questa è stata la notte più triste della mia vita».
In tutto sono al lavoro mille persone tra vigili del fuoco e militari. Sul campo, 14 tra elicotteri e aerei Canadair e un drone notturno per monitorare l’incendio con il buio. Lo stato d’animo dei soccorritori non è ottimista. Neanche quello dei loro responsabili. «Finora l’incendio non è stato normalizzato e non è neanche sotto controllo – ha detto Ángel Víctor Torres, da un mese presidente regionale delle Canarie – L’incendio è vorace e sta provocando un disastro ambientale senza precedenti». Parole poco rassicuranti arrivano anche dal capo della protezione civile Federico Grillo: «Non possiamo affrontare le fiamme da terra, sarebbe un suicidio, e non possiamo fare nulla nell’area delle riserve. La situazione è davvero brutta a causa delle alte temperature, dei venti forti e della bassa umidità». Antonio Morales, presidente dell’amministrazione insulare della Gran Canaria, è convinto che gli incendi siano dolosi.