la Repubblica, 20 agosto 2019
Fabio Camilli è figlio di Domenico Modugno. La Cassazione gli dà ragione dopo 18 anni
«Signor Modugno, prego». Non vuol più essere chiamato Fabio Camilli il figlio che Domenico Modugno ha avuto nel 1962 dalla ballerina e regista triestina Maurizia Calì, quando il cantante era già sposato con Franca Gandolfi, dalla quale ha avuto altri tre figli. La battaglia legale per il riconoscimento della paternità è durata ben 18 anni e si è conclusa ora con la sentenza della I sezione civile della Corte suprema di Cassazione.
Camilli, attore che ha lavorato nel cinema con Marco Tullio Giordana e Giuseppe Piccioni e negli ultimi anni ha recitato in numerose serie tv, ha dato la notizia con un comunicato secco alle agenzie. Il suo agente al telefono corregge se si fa cenno al «signor Camilli», puntualizzando che da oggi è «Fabio Modugno». «Ho dovuto fare una battaglia per poter affermare chi era mio padre. È stato un viaggio faticoso ed estenuante» ha detto, ringraziando il suo «amico e avvocato Gianfranco Dosi». «Il procedimento di riconoscimento di paternità, della durata media di 4-5 anni – ha aggiunto Camilli – si è trasformato per me in un percorso a ostacoli lungo 18 anni. Credo sia un record e comunque ce l’ho fatta, è finita. Sono molte le persone che dovrò ringraziare per essermi state vicine in questi anni».
Tante anche quelle che in qualche modo ha perso, a cominciare dalla madre, la bellezza della quale Mister Volare aveva celebrato con la canzone Pasqualino Marajà, la principessa indiana, la «bellissima Kalì» che aveva portato via il pescatore. Quando Fabio Camilli aveva infatti scoperto chi era il suo vero padre, la madre non aveva voluto appoggiarlo nella richiesta di riconoscimento. E anche i rapporti con gli altri figli di Modugno si erano guastati. Fino alla causa, Camilli aveva frequentato infatti i fratellastri come amici, soprattutto Marcello, che nel 2001 dichiarò: «Non posso avere la certezza biologica che Fabio sia mio fratello. Né mio padre o mia madre ne hanno mai accennato. Fabio è una persona molto bella e di talento, ero e resto suo amico. Lo conosco da 15 anni, siamo amici e ci abbiamo scherzato su tante volte».
I dubbi sono stati dissipati dall’analisi sul Dna e le amicizie rovinate dalla rendita cospicua che deriva dai diritti su una delle canzoni più famose al mondo, Nel blu dipinto di blu. I fratelli Modugno si sono opposti con decisione alla richiesta di Camilli, fino ad arrivare appunto al pronunciamento della Cassazione. Quel che tutti sapevano negli ambienti del teatro (Domenico Modugno e Maurizia Calì si conobbero durante l’allestimento del Rinaldo in campo del 1961) era stato rivelato a Camilli da un’amica: «È stato come vivere in un Truman Show, solo io ignoravo cosa stava succedendo», aveva detto Camilli quando aveva deciso di intentare la causa. Già nel 2014 il tribunale di Roma aveva accertato giudizialmente quel che era emerso dalla prova del Dna, compiuto sulla salma di Modugno riesumata nel corso del giudizio. Fabio era stato dichiarato figlio del cantautore e l’anagrafe doveva prenderne nota. A Camilli spettavano anche tutti i diritti d’autore che ogni anno la Siae corrisponde ai figli e alla vedova dalla morte del cantante pugliese, nell’agosto del 1994. E per farsi un’idea di quale sia il valore di quei diritti bisogna pensare che Nel blu dipinto di blu, scritta da Modugno con Franco Migliacci, è tradotta in almeno 13 lingue e ogni anno è tra le canzoni più rivisitate da artisti di tutto il mondo, che magari la indicano come Volare, altro nome con cui è registrata alla Siae.