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 2019  agosto 19 Lunedì calendario

La Spagna offre un porto alla Open Arms ma è troppo lontana. Intanto i migranti si buttano in mare

Come la Aquarius, scortata a Valencia da due unità militari italiane con a bordo metà dei 600 migranti soccorsi. Il viaggio che a giugno dell’anno scorso inaugurò la stagione dei porti chiusi in Italia, potrebbe ripetersi con la Open Arms che la Guardia costiera italiana è disposta ad accompagnare nel più vicino porto spagnolo, Palma de Majorca, facendosi carico della maggior parte delle 107 persone da 18 giorni sulla nave della Ong spagnola.
È l’ultima (costosissima) soluzione proposta dal ministro Toninelli dopo che ieri, con una mossa a sorpresa, la Spagna ha offerto alla Open Arms il porto sicuro di Algeciras. Offerta che il comandante Marc Reig si è visto costretto a rifiutare: «Mi dispiace, ma non siamo in grado di affrontare cinque giorni di navigazione in queste condizioni. Sono impossibilitato a soddisfare un ordine che sarei tenuto a rispettare». Finalmente un approdo sicuro
Al diciottesimo giorno di attesa per i 107 migranti a bordo in una «situazione disumana», la Spagna rompe gli indugi e fa una mossa dal chiaro sapore politico per mettere all’angolo Matteo Salvini e la «sua inconcepibile risposta dei porti chiusi che ci spinge di nuovo ad assumere la guida della risposta alla crisi umanitaria», spiega il premier Sanchez, subito seguito a ruota dalla Francia che formalizza la disponibilità ad accogliere 40 migranti della Open Arms. E non solo, perchè la Spagna sta valutando di agire contro il governo italiano davanti alla Ue e di portare la questione all’attenzione della prossima riunione dei ministri dell’Interno.
La proposta rigettata
Troppo tardi. La situazione ormai sulla nave è fuori controllo come dimostra la nuova emergenza a cui l’equipaggio ha dovuto far fronte ieri quando quattro migranti, indossati i salvagente, si sono buttati in acqua nel disperato tentativo di raggiungere a nuoto Lampedusa, inseguiti e poi tirati su da alcuni componenti dell’equipaggio. «Cos’altro ti serve Salvini per la tua politica? I morti?», chiede il fondatore della Ong Oscar Camps. Offerta rifiutata dunque e anzi nuova richiesta alla capitaneria di porto di Lampedusa per l’ingresso urgente e lo sbarco delle 107 persone rimaste a bordo. «Le loro condizioni psicofisiche sono critiche, la loro sicurezza è a rischio. Se accadrà il peggio, l’Europa e Salvini saranno responsabili».
Salvini teme i pm «Chi la dura la vince», commenta Salvini che poi commentando la proposta di Toninelli di far scortare la Open Arms da navi militari italiane non perde occasione per lanciare una stoccata alla ministra della Difesa Trenta: «Aspetto di capire se è sveglia o dorme». Poi, indirizzato ai pm di Agrigento che indagano anche per sequestro di persona, come per il caso Diciotti: «Non mi stupirei se arrivasse una richiesta di processi nei prossimi giorni per me».
L’indagine rallenta
Ma proprio l’indicazione di un porto sicuro da parte della Spagna fa segnare una battuta d’arresto nell’inchiesta. Anche perchè l’ispezione igienico-sanitaria sulla nave, pur confermando le criticità, non ha evidenziato elementi per imporre l’ipotizzato sequestro della nave e la conseguente discesa a terra dei migranti: i casi medici gravi sono stati fatti sbarcare, le condizioni igieniche sono difficili ma non proibitive e le persone sono «stanche e provate dalla lunga permanenza a bordo».
Il giallo del ricorso
Salvini ha più volte annunciato di avere dato mandato all’Avvocatura dello Stato di ricorrere al Consiglio di Stato contro la sentenza del Tar del Lazio che ha di fatto aperto le acque italiane alla Open Arms, lasciando intendere che il pronunciamenrto potrebbe arrivare addirittura oggi. Ma alla giustizia amministrativa non risulta proposto alcun appello.
E i pm attendono ancora dal Viminale i documenti richiesti per ricostruire la catena di comando che ha portato a negare il porto alla Open Arms e ad emettere due decreti di divieto di ingresso in acque italiane, quello sospeso dal Tar e quello mai firmato da Toninelli e Trenta.